Medici no vax reintegrati a Salerno,
i colleghi: «Non rispettano i malati»

Medici no vax reintegrati a Salerno, i colleghi: «Non rispettano i malati»
di Sabino Russo
Mercoledì 2 Novembre 2022, 08:24 - Ultimo agg. 3 Novembre, 15:03
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«Vaccinarsi è una forma di rispetto verso i malati e proprio noi che siamo uomini di scienza, non vaccinandoci, facciamo una cosa deontologicamente non proprio corretta». Camici bianchi salernitani contrari alla scelta del nuovo governo di riammettere le figure sanitarie, dai medici agli infermieri, passando per il personale ausiliario e quello tecnico, allontananti dallo scorso inverno da ospedali, case di cura, centri riabilitativi e ambulatori, per non essersi sottoposti alla vaccinazione contro il Covid-19. «È un errore evitare il vaccino per i medici, anche perché delle due una - dice Franco Bruno della Cgil medici e ortopedico del Ruggi - Se uno è medico deve scegliere la scienza come stella polare, che dice che le vaccinazioni sono necessarie per evitare non solo di ammalarti e quindi la possibilità di contagiare gli altri, ma anche di evitare la paura del contagio tra i pazienti che si rivolgono a te e quindi va sicuramente fatto il vaccino. Non c'è dubbio. Credo che sia anche una forma di rispetto e di etica nei confronti dei malati, che ovviamente non possono scegliere il medico per farsi curare e non mi sembra opportuno, per chi non può scegliere, farsi curare da chi non è vaccinato e quindi avere la possibilità della trasmissione del virus». 

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente dei medici di famiglia salernitani. «Gli Ordini, soprattutto, che erano stati interessati dal ministero per sospendere i medici no vax non ci fanno una bella figura - continua Elio Giusto - Il medico che si è vaccinato tutela il paziente, soprattutto quando è fragile.

Non farlo è un po' in contrasto con la professione, perché come medici di medicina generale facciamo medicina d'iniziativa e quindi chiamiamo i nostri pazienti per sottoporli alla vaccinazione. Il fatto che proprio un medico non sia vaccinato non è una proprio una cosa deontologicamente corretta». 

Nel salernitano i camici bianchi «isolati» sono circa 80. «È vero che probabilmente tenderà a scemare sempre di più la gravità di questa forma - pensa Renato Gammaldi, primario della rianimazione del Ruggi - ma forse in questo momento si sta correndo un po' troppo. Bisogna essere un po' più riflessivi. Al di là dell'obbligo, può anche essere interpretato dalla gente comune un messaggio che indica che il vaccino sia inutile. Se siamo arrivati a questa forma di covid che fa meno paura è anche grazie alle vaccinazioni. Dopo l'avvento delle vaccinazioni, poi, tra il personale che ha lavorato nei reparti covid c'è stato un tasso di infezione che non possiamo definire elevato. Anche il blocco alle multe a chi non aveva ottemperato all'obbligo non è un buon esempio».

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Il governatore Vincenzo De Luca aveva anticipato e chiarito l'altro giorno quale fosse la sua posizione sulle nuove norme sulla pandemia da coronavirus. Lo aveva fatto con un'ordinanza in cui confermava l'uso delle mascherine per il personale medico, sanitario e per i visitatori delle strutture ospedaliere e nelle Rsa, e lo aveva fatto ore prima del consiglio dei ministri del governo guidato da Giorgia Meloni. Se questa era stata solo una fuga in avanti, ieri invece è stato vero e proprio scontro per la scelta del governo di sollevare gli operatori sanitari dall'obbligo vaccinale. «Gravissima e irresponsabile di riammettere negli ospedali e nelle Rsa medici no vax - sostiene il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca - È un'offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un'offesa ai pazienti. Una decisione che offende la stragrande maggioranza dei medici e degli infermieri che si sono comportati in maniera deontologica e responsabile e ai quali va tutta la mia solidarietà. Altro che rifiuto di una gestione ideologica dell'emergenza. Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante. È una decisione che crea enorme difficoltà ai dirigenti delle strutture sanitarie e ospedaliere, nel loro obbligo di tutela della salute dei pazienti. È una decisione che rischia, se si diffonde il contagio fra i medici, di fare avere ancora meno personale in servizio, altro che più medici».

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