Invisibili morti in solitudine:
messa per ricordarli in cinquanta

Invisibili morti in solitudine: messa per ricordarli in cinquanta
di Giuseppe Pecorelli
Lunedì 21 Febbraio 2022, 06:55 - Ultimo agg. 10:01
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È nei poveri che si rende evidente Cristo ed è attraverso la loro accoglienza che si merita il regno dei cieli. A dirlo, sabato mattina, nella chiesa del Gesù Redentore, nel quartiere Europa, è il vicario parrocchiale don Pietro Mari, sacerdote della radicalità evangelica, che celebra la Messa in ricordo di Felix, un operaio edile di nazionalità rumena morto il 21 agosto 2014 all’ospedale di Salerno. Un incidente lo aveva privato della forza necessaria per lavorare e sopravviveva nella carrozza di un treno abbandonato lungo un binario della stazione cittadina. La sua morte è diventata monito contro l’indifferenza e quella che Papa Francesco definisce «la cultura dello scarto». In suo ricordo, dal 2018, ogni anno, la Comunità di Sant’Egidio fa celebrare una Messa, durante la quale, con alcuni gesti semplici, si ricordano tutti gli invisibili scomparsi in città o nei comuni vicini. Cinquanta persone: invisibili o, meglio ancora, non veduti. E per questo don Mari, che concelebra con il parroco don Ciro Torre, il direttore della Caritas diocesana, don Flavio Manzo, e il vicario episcopale per la carità, don Antonio Romano, parla di una responsabilità che è di tutti e di ciascuno. Ci sono fatti che feriscono l’intera comunità, la macchiano di segni indelebili. E, d’altra parte, la Messa per chi è morto nella solitudine e nell’abbandono - i loro nomi sono letti uno alla volta e i volontari o chi ha avuto bisogno d’aiuto accendono simbolicamente una candela per ognuno di loro - è divenuta consuetudine anche a Salerno nell’esempio di quanto avviene ogni anno a Roma dove si ricorda la scomparsa di Modesta Valenti, una donna di 71 anni, senza fissa dimora, che il 31 gennaio 1983 morì alla stazione Termini. Si era sentita male, ma nessuno volle soccorrerla perché, a detta di chi doveva assisterla, era sporca. Sabato la chiesa del Gesù Redentore era gremita da persone che aiutano o che sono aiutate.

All’indifferenza di alcuni fa da contraltare l’azione concreta di altri, un impegno continuo nelle mense o nelle quattro strutture d’accoglienza notturna, gestite in collaborazione da diverse associazioni solidali, organismi, enti pubblici e privati.

Intanto, per risolvere un problema pratico delle persone che vivono in strada e cioé l’assenza di una residenza con tutto quello che comporta dal punto di vista burocratico, la commissione politiche sociali del Comune di Salerno sta valutando la possibilità di concedere a chi non ha una casa, come luogo di residenza, una via virtuale, da intitolare a un uomo o a una donna vittima dell’indifferenza. La proposta sarà presto discussa dal consiglio comunale. 

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