Sarà giudicato dal giudice monocratico D’Antuono per minacce e stalking il prossimo mese di febbraio. Per il momento, però, gli resta il divieto di avvicinamento alla cognata e alle due nipoti, tutte difese dall’avvocato Luigia Di Mauro. Quella che si troverà a giudicare il magistrato non è una storia di persecuzione come tante ma un caso «particolare» dove le vicende familiari si intrecciano con quelle condominiali. Secondo le querele presentate dalle tre donne (madre e due figlie) tutto ha inizi con la morte del marito e padre, fratello di Andrea P. ora a processo. Stalker e vittime vivono nella stessa palazzina: l’uomo ha iniziato con dei semplici «dispetti» che sono poi diventati vere e proprie molestie. Le tre donne vivono insieme nello stesso appartamento del nonno paterno ereditato proprio dopo la morte del loro capofamiglia. La madre, dopo qualche anno, ha anche avviato una nuova relazione sentimentale ma la cosa sembrava non essere di gradimento al cognato che ha iniziato a creare problemi anche al nuovo compagno della donna. Le azioni persecutorie sono iniziate in maniera blanda: arbitrariamente, l’uomo ha iniziato ad accedere al garage assegnato alle due sorelle gemelle per utilizzarlo come proprio ripostiglio, riponendovi cassette vuote o contenenti bottiglie di vetro, scarpe da ginnastica e ante di vecchi mobili; poi ha proseguito lasciando un tagliaerba al centro dello stesso garage per impedire alla cognata di parcheggiare la propria auto. Sempre nel garage le ragazze hanno continuato a ritrovare oggetti vecchi, alimenti in putrefazione che hanno provocato una invasione di formiche.
Nella denuncia le due sorelle affermano anche di aver tentato di avere un contatto con lo zio ma senza alcun esito: «… io sono andata a pulire giù, prima, alle due e mezza» ha dichiarato una delle due e, in maniera scorbutica, lo zio le ha replicato: «…mò che vengo ne parliamo, non mi telefonare più».