Mingardo: lavori fermi, si ipotizza un’inchiesta per disastro ambientale alla falesia di Camerota

Le esplosioni del costone sospese da un'ordinanza del commissario del Parco del Cilento, Marcello Feola, che avverte: «Autorizzerò l'uso del tritolo solo se mi dimostreranno che non ci sono soluzioni alternative»

Una veduta aerea degli interventi a Camerota
Una veduta aerea degli interventi a Camerota
di Antonietta Nicodemo
Mercoledì 22 Marzo 2023, 07:00
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Le esplosioni sulla Mingardina a Camerota finiscono in Prefettura ma sarebbero già oggetto di un’inchiesta giudiziaria. Quanto è accaduto lungo la costa di Marina di Camerota ha gettato dubbi sulla validità delle attività eseguite per la messa in sicurezza della strada. A finire nel mirino l’uso di tritolo in uno dei luoghi più iconici del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Poteva essere evitato? Perché il Comune è intervenuto con la somma urgenza se nell’area interessata non ci sono pericoli per la pubblica incolumità? Sono le domande che ormai anche l’opinione pubblica si pone. Da due mesi, infatti, quel tratto di strada è interdetto alla circolazione, dunque non ci sarebbero stati pericoli urgenti da rimuovere. Pare che, a seguito dell’ordinanza del commissario del Parco Marcello Feola che ha bloccato i lavori, sarebbe stato aperto un fascicolo per disastro ambientale. D’altronde il provvedimento firmato dal commissario, inviato anche alla Procura e alla Questura, è una vera e propria denuncia contro i lavori in via di realizzazione sulla falesia di Cala del Cefalo.

«Dalla relazione del reparto carabinieri parchi non risultano effettuate le dovute valutazioni sugli interventi a farsi in ragione della natura dei luoghi», si legge nell’articolata ordinanza che ha bloccato la seconda tranche di esplosioni programmate per ieri. Stamattina alle 11 in Prefettura si terrà un tavolo tecnico, necessario per definire come andare avanti nei lavori, con l’obiettivo di riaprire la strada al più presto. Alla riunione, sollecitata dal sindaco Mario Salvatore Scarpitta, sono stati invitati, tra gli altri, il presidente della Provincia Alfieri, il commissario del Parco, le forze dell’ordine, il soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici e il dirigente del Genio civile. «Personalmente - chiarisce Feola - non sono a caccia delle responsabilità. Mi interessa che questo scorcio di costa venga mantenuto così come è, salvo le dovute esigenze di sicurezza, e che le attività turistiche possano beneficiare della strada nel periodo pasquale. Non mi interessano gli scontri istituzionali. Però autorizzerò l’utilizzo del tritolo solo se mi dimostreranno che non ci sono soluzioni alternative.

Per questi lavori, ribadisco, il Parco non è stato mai consultato». 

Scarpitta replica: «Chi ha firmato gli esposti, chi ha presentato interrogazioni parlamentari, non si è documentato a fondo e ha riportato notizie che non corrispondono al vero. Nessuno ha mai pensato di intaccare e danneggiare la falesia che sovrasta la strada in località Cala del Cefalo. I lavori, sin dall’inizio, hanno interessato una vecchia frana che si è constatato fosse in procinto di crollare e riportava diverse lesioni molto pericolose. È doveroso mettere fine a questa macchina del fango costruita ad hoc per arrecare danni all’intero indotto economico del nostro Comune».

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