Arrestato il chirurgo che prometteva miracoli:
«Mio padre un vegetale, ci diceva passerà»

Arrestato il chirurgo che prometteva miracoli: «Mio padre un vegetale, ci diceva passerà»
di Angela Trocini
Giovedì 10 Dicembre 2020, 06:05 - Ultimo agg. 13:32
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Sono sei i casi di omicidio colposo contestati al dottor Carmine Napolitano: dal caso di Luigi Cipollaro a quello di Michele Citera in cui lo stesso paziente «sentiva avvicinarsi la sua fine». E, ancora, il decesso di Andrea Carro, Aniello Montuori, Nunziante Sorrentino, Pasquale Sansone: tutti avvenuti tra novembre 2017 e marzo 2018. Straziante, ad esempio, il racconto del figlio di una delle vittime: «Alla fine stava sempre a letto, sembrava un vegetale. Ci eravamo resi conto che qualcosa non andava, aveva attacchi di febbre altissima con convulsioni. Riusciva solo a dire poche parole e per di più confuse, si stava spegnendo lentamente», ha raccontato Luigi Cipollaro. Il padre 62enne rimase ricoverato presso la clinica Tortorella dal 22 novembre 2017 al 15 gennaio 2018 per un intervento chirurgico allo stomaco: operazione che durò 10 ore e per «la ricostruzione del canale digerente venne utilizzato una parte di colon-intestino, tecnica diversa da quella che avrebbero inizialmente voluto utilizzare», come lo stesso chirurgo Napolitano informò i familiari del paziente rassicurandoli che l’intervento era «andato benissimo, non prospettando alcun rischio post operatorio».

Alcuni giorni dopo l’intervento, il medico disse ai figli del paziente che quest’ultimo aveva una fistole toracica che si era determinata durante l’intervento e che si sarebbe dovuta richiudere da sola nei giorni successivi.

Ma così non fu: trascorsi dieci giorni dall’intervento, periodo in cui mio padre aveva la febbre ed era alimentato da una sacca in quanto non poteva nè mangiare nè bere, venne sottoposto ad una Tac per verificare lo stato della fistole. Il racconto continua: «Anche in quest’occasione ci venne detto di non preoccuparci: sebbene ancora aperta, la fistole era in fase di chiusura. Passarono ancora alcuni giorni ed iniziò l’alimentazione autonoma: cosa che fece peggiorare le sue condizioni tanto che che dopo tre giorni ritornarono ad alimentarlo con la sacca. Tempestato dalla mie domande, il dottor Napolitano solo allora mi parlò della gravità delle condizioni di mio padre dicendomi che avrebbe praticato un secondo intervento per l’applicazione di una protesi che avrebbe chiuso artificialmente la fistole e di non averlo fatto prima in quanto temeva per i punti di sutura ancora troppo freschi». Nonostante il secondo intervento il 12 gennaio 2018, le condizioni del paziente non migliorarono fino alla morte avvenuta tre giorni dopo. 

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