Morta per un errore in ospedale,
chirurghi condannati dopo 19 anni

Morta per un errore in ospedale, chirurghi condannati dopo 19 anni
di Clemy De Maio
Martedì 16 Luglio 2019, 06:30
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Ci sono voluti 19 anni, ma la Cassazione ha stabilito in via definitiva che la morte di Chiara Gonnella – deceduta dopo un intervento di isterectomia in cui le fu perforato l’intestino – fu la conseguenza di un errore medico che poteva essere evitato. I giudici hanno respinto il ricorso dei due chirurghi, confermando le condanne per omicidio colposo (6 mesi alla professionista che coordinava l’équipe, 4 al primo assistente) e ribadendo la ricostruzione della Corte d’Appello, secondo cui i medici sbagliarono non solo in sala operatoria ma anche dopo, quando un controllo più accurato avrebbe ancora potuto salvare la paziente.

Era il 2 marzo del 2000, la donna era stata ricoverata nell’ospedale di Oliveto Citra per l’asportazione dell’utero, ma il caso si rivelò più complicato del previsto. Secondo le successive consulenze tecniche il primo errore fu commesso già nella scelta del metodo di intervento: una laparoscopia, mentre la posizione dei focolai endometriosici avrebbe consigliato una procedura di tipo tradizionale. La scelta non fu modificata nemmeno in corso d’opera, quando le difficoltà iniziarono a palesarsi, né venne dato peso ad alcuni sintomi post operatori. «Il controllo laparoscopico successivo all’intervento fu eseguito in modo superficiale – scrivono i giudici – nonostante le circostanze dovessero indurre a una verifica più accurata». Chiara Gonnella fu rioperata d’urgenza due giorni dopo per una peritonite, le fu asportata una parte del colon ma ormai le sue condizioni erano compromesse. Morì il 6 marzo, per un collasso cardiorespiratorio dovuto allo choc settico. Nelle trentasei ore trascorse tra il primo e il secondo intervento, la piccola ferita al retto aveva consentito al materiale fecale di arrivare nell’addome, causando un’infezione mortale.
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