Antonello Crisci morto in clinica,
tre medici processo per omicidio colposo

Antonello Crisci morto in clinica, tre medici processo per omicidio colposo
di Petronilla Carillo
Venerdì 17 Settembre 2021, 06:35 - Ultimo agg. 20:22
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Tre persone a processo per la morte dello psichiatra e medico legale Antonello Crisci vittima, secondo la procura, di un intervento sbagliato. Si tratta del primario di Oncologia della Tortorella, Carmine Napolitano, del suo braccio destro, Marco Clemente, e a sorpresa il gup del tribunale di Salerno rinvia a giudizio anche Massimo Ferrentino, quest’ultimo medico di guardia la notte in cui le condizioni del professore Crisci peggiorarono.

Secondo la procura di Salerno, Napolitano e Clemente sarebbero colpevoli di condotte colpose che avrebbero causato la morte di Crisci a causa di una «inadeguata conduzione tecnica dell’intervento chirurgico di colecistectomia in laparoscopia» a causa di uno «scorretto inserimento ed utilizzo del trocar» che, secondo le perizie tecniche dell’accusa, avrebbero causato al paziente «una perforazione intestinale da perforazione di un’ansa ileale a seguito della quale si è sviluppata una peritonite non tempestivamente diagnosticata e non adeguatamente trattata tanto da diventare una evoluta sepsi».

I due chirurghi, insieme al medico di guardia della notte tra il 31 luglio e il primo agosto del 2018, «mediante condotte indipendenti tra di loro omettevano di disporre ed eseguire una tac richiesta soltanto alle 8.30 del primo agosto ed effettuata alle 9.10 nonostante le condizioni del paziente ela sintomatologia manifesta evidenziassero già dalle 00.30 della notte segnali riconducibili ad una problematica addominale indicativa di complicanza chirurgica». Sempre secondo la procura, dunque, la sepsi sarebbe stata «tardivamente diagnosticata» .

Antonello Crisci morì nel dicembre del 2019 dopo oltre un anno trascorso in una clinica della Basilicata a causa di una serie di seri problemi causategli da quello che doveva essere un banale intervento di colecisti eseguito in laparoscopia. Era il mese di luglio del 2018 quando il medico legale e psichiatra si sottopose al banale intervento. Ma dalla clinica Tortorella uscì solo in ambulanza, per essere trasportato d’urgenza alla Rianimazione del Ruggi. Fu proprio l’autopsia disposta dalla procura di Salerno a scagionare otto dei dieci medici che, in prima battuta, furono iscritti nel registro degli indagati. In sede di udienza preliminare gli avvocati degli indagati (tra i quali l’avvocato Agostino De Caro) avevano chiesto ed ottenuto dal gup una nuova perizia difesa dei propri assistiti. Ma, al termine degli ulteriori accertamenti, il giudice per l’udienza preliminare ha deciso di accogliere le richieste della procura e di rinviare i tre indagati a giudizio. 

Da giugno scorso sono rientrati a lavoro presso la clinica Tortorella su decisione della Corte di Cassazione che ha annullato le ordinanze dei giudici del Riesame di Salerno (senza alcun rinvio alla Corte d’Appello) riguardo alle misure interdittive alla professione riconosciute in un anno per Napolitano e in sei mesi per Clemente. La difesa dei due medici si era appellata contro il provvedimento del Riesame ritenendo «tardiva» la perizia presentata dalla procura, oltre i termini di scadenza fissati dalla legge puntando anche sulla «infondatezza» delle misure interdittive. «Aspettiamo le motivazioni - commenta l’avvocato De Caro - intanto ci presentiamo alla battaglia giudiziaria per valutare la colpevolezza dei nostri assistiti». 

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