Salerno, morto dopo l'intervento: assolti i medici

Muore in ospedale dopo un intervento, processo lumaca a Salerno: tutti assolti

l'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona
l'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona
di Angela Trocini
Martedì 7 Marzo 2023, 06:25 - Ultimo agg. 12:44
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Sono stati assolti dodici medici di Medicina e Chirurgia d'urgenza dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona che ebbero in cura  il 61enne Gennaro Paolo Montefusco deceduto a luglio del 2015. Il giudice monocratico Francesco Rossini della terza sezione penale del Tribunale di Salerno ha assolto, per non aver commesso il fatto, i professionisti Mario Memoli, Stefania Minichiello, Maria De Martino, Luigio Pecoraro, Antonio Battista, Gianluca Orio, Antonio Carrano, Pasquale Smaldone, Antonio Canero, Anna Pollio, Guido De Feo, Marcello Della Corte e Giuseppe De Nicola (difesi tra gli altri dagli avvocati Silverio Sica, Paolo Carbone, Giovanni Sofia, Maria Curia, Carlo Balbiani, Michele Tedesco). Lo stesso giudice, all'esito della camera di consiglio ed esaminate le risultanze dibattimentali, ha stralciato la posizione di altri tre imputati rinviando gli atti al pm per una diversa riformulazione del capo d'imputazione rispetto a quello indicato in precedenza.

Secondo quanto scritto in sentenza, uno dei tre professionisti non avrebbe prescritto il necessario intervento di colicistectomia per via laparotomica, effettuato solo il 22 gennaio 2015, nonostante al momento del ricovero (14 gennaio) al paziente fosse stata diagnosticata una coleciste acuta grave.

Agli altri due, componenti dell'équipe, viene contestato di non aver eseguito diligentemente l'intervento di colicistectomia anterograda per via laparotomica determinando una lesione della via biliare principale (complicanza che poi avrebbe portato il paziente alla morte). Per il giudice, quando fu eseguito l'intervento si scelse un approccio chirurgico non rispettoso delle linee guida adeguate al caso concreto in quanto il quadro clinico locale, locoregionale e sistemico erano decisamente compromessi: «difronte ad una coleciste di terzo grado, con sepsi severa, sarebbe stato opportuno un preventivo approccio colecistomico percutaneo», si legge nella sentenza. 

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