Morto sotto la tac, i funerali: «Avrai giustizia»

L'urlo della moglie di Alfonso M., ex ispettore capo in pensione della polizia deceduto al Ruggi

Morto sotto la tac, i funerali: «Avrai giustizia»
Morto sotto la tac, i funerali: «Avrai giustizia»
di Brigida Vicinanza
Lunedì 6 Febbraio 2023, 06:45 - Ultimo agg. 12:55
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«Avrai giustizia, te lo prometto». Le parole sono quelle di Silvana e spezzano il silenzio di un dolore troppo grande da sopportare e portare sulle spalle. Ieri mattina, all’esterno della chiesa “Gesù Redentore” del Parco Arbostella, il grido di dolore della moglie davanti alla bara di Alfonso M., ex ispettore capo in pensione della polizia deceduto al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona accomunano tutti i presenti per l’ultimo saluto, in una freddissima domenica mattina di febbraio. La piccola chiesa della zona orientale è stata riempita da chi ha voluto stringersi nell’abbraccio alla compagna di vita e ai figli della vittima. Tanti i poliziotti che hanno reso omaggio al sessantottenne con un picchetto d’onore e le sirene all’uscita dopo la messa funebre celebrata da don Giuseppe Landi. Un omaggio al valore e al coraggio di Alfonso che «è stato capace di buttarsi nel fuoco lui stesso per salvare la vita di alcuni bambini – ha ricordato don Giuseppe - riempiendo la sua vita professionale di azioni concrete che lo hanno reso un dono. Non ci pensò due volte in quella occasione». 

Nella sua toccante omelia, don Giuseppe ha sottolineato l’importanza di essere «sale e luce» così come è stato l’uomo nella sua esistenza: «Alfonso è stato un uomo che nelle scelte della sua vita, al di là del titolo che ricopriva, ha dedicato e ha messo al centro le sue funzioni lavorative.

Non concepiva l’idea che la vita degli altri potesse essere una vita fatta di mancanze – ha sottolineato il parroco, facendo seguito ai racconti della moglie dell’uomo – non concepiva l’idea che il debole o il povero potesse soccombere di fronte alle fatiche. Ora immaginate che questa vita spesa nel bene e che poi ha prodotto un’esistenza buona sia adesso vissuta nella pienezza che comprende anche voi familiari, amici, parenti». 

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Alfonso era un «amico fraterno» per tanti che hanno voluto salutarlo per l’ultima volta dopo il tragico evento che lo ha colpito: una morte dai contorni bui e misteriosi su cui la famiglia vorrà fare luce al più presto, combattendo una battaglia che non conosce sosta. «Non posso rassegnarmi e voglio continuare a parlarti perché so che puoi ascoltarmi anche se la tua morte è stata inaspettata»: le parole sono scritte di getto da un amico “fraterno” di Alfonso, Benedetto. Sono affidate alla voce di un ragazzo giunto dalla Sicilia per portare il messaggio del papà a quel «fratello non di sangue ma di vita» in una lettera che ha commosso i presenti alla fine della celebrazione. «Senza di te ci sembra di vagare nel vuoto – continua – continueremo a cercarti e non ci stancheremo di far rivivere il tuo ricordo finchè ci saremo. Tra noi c’è stata subito grande sintonia e per i miei figli eri e sarai sempre uno zio. Non pensavo ci saremmo allontanati così presto e che le nostre vite avrebbero viaggiato su percorsi paralleli. Una persona come te – conclude - si ricorda ogni giorno e ogni ora perché sono quelli come te a rendere bella l’amicizia a dar valore anche ad una singola ora insieme». Sono cinque – intanto - gli indagati per la morte dell’ex poliziotto, deceduto dopo ore di attesa al pronto soccorso del nosocomio di via San Leonardo, per un infarto che, secondo le prime ricostruzioni della procura di Salerno, forse poteva essere già in corso prima che portassero il paziente ad effettuare una tac. Ad essere stati iscritti nel registro degli indagati sono medici ed infermieri (compreso chi era in servizio al triage) che hanno preso in cura il paziente dal momento dell’arrivo a quello del decesso. L’uomo, era giunto a Salerno (dalla Sicilia) in visita ad alcuni parenti. Era arrivato in ospedale giovedì 29 gennaio alle 19.13 ma solo alle 3.31 gli vengono effettuate le analisi e alle 7.51 vengono firmate le dimissioni per decesso. Secondo la famiglia, così come dichiarato agli agenti della Squadra mobile che indagano, ma ancora prima ai poliziotti chiamati ad intervenire sul posto subito dopo la morte, ci sarebbero state delle mancanze nell’assistenza clinica.

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