Neonata lanciata dalla finestra,
la Procura: il padre non poteva non sapere

Neonata lanciata dalla finestra, la Procura: il padre non poteva non sapere
di Viviana De Vita
Giovedì 3 Dicembre 2020, 06:40 - Ultimo agg. 09:32
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Approda davanti al tribunale per i minorenni il dramma familiare di Margherita Galasso e Massimo Tufano, i coniugi di Roccapiemonte indagati per l’omicidio della figlioletta appena nata che, lo scorso settembre, dopo solo un’ora di vita, fu lanciata dalla madre dalla finestra del bagno, al secondo piano di un’abitazione a via Roma. Il pubblico ministero Angelo Frattini, che ha già disposto l’allontanamento dell’altro figlio della coppia, ormai 17enne – rappresentato nel procedimento dal curatore speciale avvocato Rosanna Carpentieri e affidato agli zii paterni – ha chiesto la decadenza della responsabilità genitoriale a carico di entrambi i coniugi che potrebbero quindi perdere ogni legame con il ragazzo.

Il procedimento si aprirà la prossima settimana quando davanti al giudice Giancarla D’Avino saranno chiamati a deporre la madre, ristretta al regime dei domiciliari a Villa Chiarugi con l’accusa di omicidio volontario, e il padre indagato a piede libero poiché il gip non ha ravvisato, a suo carico, indizi ed elementi tali da ritenerlo coinvolto nel delitto.

A parere del sostituto procuratore Angelo Frattini, Margherita Galasso, 42 anni, sarebbe totalmente incompatibile con il ruolo genitoriale a causa della gravissima patologia psichiatrica da cui è affetta riscontrata dallo stesso perito nominato dal gip del tribunale di Nocera, Luigi Levita, che lo scorso 24 settembre dispose il trasferimento della donna dal carcere alla casa di cura dove attualmente si trova ristretta proprio a causa del suo delicatissimo stato di salute. Incompatibile con il ruolo genitoriale potrebbe però essere anche Massimo Tufano, 47 anni che, al momento del parto era in casa con la moglie e l’altro figlio. L’uomo, che ha dichiarato agli inquirenti di ignorare che la moglie fosse incinta mettendo persino in dubbio la sua paternità sulla bambina, a parere del sostituto procuratore Angelo Frattini «non poteva non sapere della gravidanza e del parto» consumatosi in casa senza alcuna forma di assistenza.

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