«Può commettere ancora rapine»,
resta in carcere il figlio del boss

«Può commettere ancora rapine», resta in carcere il figlio del boss
di Nicola Sorrentino
Martedì 21 Gennaio 2020, 15:25
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Per il Gip è Alessandro Pignataro, il figlio dell'ex boss Antonio, il rapinatore che lo scorso 6 gennaio assaltò un negozio gestito da cittadini cinesi, ferendo due persone, una di queste con un proiettile che solo per un caso fortuito non provocò ferite più gravi. Ieri il giudice presso il tribunale di Nocera Inferiore ha convalidato il fermo della procura, non ravvisando il pericolo di fuga - come ipotizzato - ma sottolineando il pericolo di reiterazione del reato. Connesso, tra l'altro, alla ricerca del complice, che quella sera aiutò il giovane nocerino di 28 anni a fuggire, in sella ad uno scooter. A pesare su Pignataro dunque, il pericolo di nuovi colpi del genere, ma soprattutto l'impronta ritrovata su di un sacchetto che lui stesso consegnò, quella sera, ad uno dei negozianti, per versarci dentro l'incasso. Il giovane, difeso dal legale Antonio Sarno, è accusato di lesioni e tentata rapina. Ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il legale, nella sua discussione, aveva ravvisato la carenza dei gravi indizi di colpevolezza, specie sull'impronta ritrovata. 

Poco dopo le 19,30 il ragazzo fece irruzione all'interno del negozio, coperto con felpa e cappuccio, brandendo una pistola calibro 7,65, per poi intimare ad uno dei due commercianti di consegnare l’incasso disponibile. Alla minaccia di consegnare i soldi, il figlio del titolare oppose resistenza, provocando una reazione nel giovane, che sparò contro la vittima. Il proiettile fu deviato dalla fibbia della cintura. Una circostanza che salvò la vita al commerciante cinese, poi operato in chirurgia in ospedale, per l’estrazione del proiettile dalla gamba sinistra. Ad intervenire in difesa del figlio fu poi il padre e titolare dell’attività commerciale, che fu colpito in testa dal rapinatore con il calcio della pistola. Nei giorni successivi, i carabinieri non trovarono il ragazzo in casa per almeno cinque giorni consecutivi. Circostanza che avvalorò, per la procura, l'ipotesi che uno dei due rapinatori fosse proprio lui. Gli ulteriori elementi raccolti nelle ore successive al colpo, come la testimonianza delle vittime e di persone vicine al ragazzo, condussero poi alla sua identificazione.  
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