Il magistrato Roberto Penna ha nuovamente risposto alle domande del gip del Tribunale di Napoli, Rosamaria De Lellis, in modo «analitico e preciso» respingendo ancora una volta le accuse ed, anzi, facendo presente imprecisioni e contraddizioni dell'impianto accusatorio trasfuse nella misura cautelare agli arresti domiciliari che gli è stata notificata la scorsa settimana insieme agli altri coindagati: l'avvocatessa Gabriella Gallevi; il generale della Guardia di Finanza in pensione, Fabrizio Lisi; gli imprenditori Francesco Vorro ed Umberto Inverso.
L'interrogatorio, reso ieri mattima dal magistrato (difeso dagli avvocati Guglielmo Scarlato ed Alfonso Furgiuele), era per la richiesta d'interdizione avanzata dai sostituti procuratori Antonella Fratello ed Antonello Ardituro (su cui la gip non si è ancora espressa), mentre venerdì scorso il magistrato ha reso interrogatorio di garanzia per i domiciliari (all'epoca dei fatti contestati, Penna svolgeva le funzioni di sostituto procuratore a Salerno prima di chiedere il trasferimento presso l'ufficio di Sorveglianza a Roma dove avrebbe dovuto prendere servizio la settimana scorsa) così come gli altri indagati che hanno avuto la possibilità di difendersi (come l'avvocatessa Gallevi che, difesa dall'avvocato Giuseppe Della Monica, ha contestato tutte le accuse).
Già dal primo interrogatorio, l'indagato Penna aveva risposto in modo efficace a tutte le contestazioni negando qualsiasi sua funzione nel «sistema», non essendo a conoscenza degli interessi sottesi del consorzio ReseArch. Di aver fatto tutto limpidamente, compreso l'incontro organizzato nel suo ufficio in Procura con interlocutori specchiati e con le carte in regola per rappresentare un consorzio edile. Di parere contrario la Procura partenopea che parla di una «genetica predisposizione corruttiva» per descrivere la fitta rete di relazioni - intessuta da Francesco Vorro, Umberto Inverso e Fabrizio Lisi - «finalizzata all'illecito condizionamento dell'esercizio delle funzioni pubbliche per favorire gli interessi di un ente consortile e che trova riscontro positivo nell'interesse del sostituto procuratore Roberto Penna e della sua compagna, l'avvocatessa Maria Gabriella Gallevi».
Fondamentale era anche sapere se il consorzio entrava in contatto con qualcuno e c'erano indagini «che non sappiamo... non dico che è meglio saperlo prima, ma magari...», affermava Lisi prima dell'incontro tra Penna, Gallevi, Vorro ed Inverso. Un incontro che, secondo le accuse, gettò le basi anche per altro: per i pm partenopei, le esternazioni del magistrato Penna in merito ad indagini da intraprendere sul gruppo imprenditoriale (quello della famiglia Rainone) che poteva dare fastidio alla ReseArch, sarebbero state ad arte veicolate a Rainone proprio dallo stesso Inverso su input di Penna con la ricostruzione - in ordinanza - di quanto accaduto. Ora dopo gli interrogatori di garanzia resi dagli indagati, le difese degli stessi sono in procinto di presentare istanza di riesame avverso le misure cautelari. Sede in cui discoverare anche gli altri atti dell'inchiesta che, a quanto pare, trae origine da altri filoni investigativi probabilmente relativi ad altre vicende e che potrebbero portare anche al coinvolgimento di altri nomi eccellenti.