Omicidio Giffoni, il padre massacrato:
nessun pentimento dal figlio 15enne

Omicidio Giffoni, il padre massacrato: nessun pentimento dal figlio 15enne
di Carmen Incisivo, Paolo Panaro
Domenica 21 Agosto 2022, 12:43 - Ultimo agg. 22 Agosto, 08:57
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I tre indagati per la morte del 43enne Ciro Palmieri compariranno davanti ai Gip, del tribunale dei minori e di quello ordinario, domani mattina. Le due Procure che stanno indagando sull'omicidio di Giffoni Valle Piana hanno fissato le udienze di convalida per i fermi emessi e poi eseguiti dai carabinieri nella prima mattina di venerdì quando sono scattate le manette ai polsi di Monica Milite e di due dei suoi quattro figli, il 18enne Massimiliano e il 15enne A. Sono accusati, in concorso, di omicidio aggravato dalla crudeltà e occultamento di cadavere ai danni del capofamiglia, i cui resti saranno analizzati dal medico legale nell'esame irripetibile fissato, invece, per la mattinata di mercoledì. Una brutta storia quella che sembrava essere solo una scomparsa e che, invece, si è trasformata in un orrore che difficilmente si potrà dimenticare.

Con il passare delle ore emergono i dettagli raccapriccianti dell'intera vicenda come, per esempio, il fatto che il cadavere mutilato di Palmieri sarebbe rimasto in casa, prima dell'occultamento, per circa 24 ore.

L'uomo, infatti, è stato ucciso il 29 luglio scorso a seguito di una lite familiare ma i suoi resti sarebbero stati abbandonati chiusi in un sacco nero, in un luogo impervio lungo la provinciale 25 nella notte del 30 luglio scorso, dopo la presentazione della denuncia di scomparsa. I coltelli che sono stati usati dai tre indagati sono stati ritrovati seppelliti in giardino, su precisa indicazione di Massimiliano, il secondogenito della coppia. Era stato lui, più che gli altri, a condurre i militari della compagnia di Battipaglia, diretta dal capitano Graziano Maddalena, sul luogo della dispersione dei resti del padre.



L'unico che, fino a questo momento, ha parlato con gli inquirenti e la procura è A. il 15enne che ha partecipato al delitto e che è stato escusso dall'aggiunto del Tribunale minorile Patrizia Imperato. Il ragazzino è apparso freddo e lucido, addirittura sollevato dalla morte di quel padre che, ha sostenuto nella chiacchierata fatta davanti al legale difensore, Damiano Cantalupo del foro di Salerno, era solito essere manesco, sempre al centro di litigi anche violenti e che spesso se la prendeva con la mamma. È molto probabile che il ragazzino, nell'udienza di domattina, confermi quanto già informalmente espresso. Per questa ragione, la convalida del fermo sembra essere quasi scontata. Non è chiaro, invece, se i due maggiorenni, Monica Milite e il figlio maggiorenne Massimiliano, si avvarranno della facoltà di non rispondere oppure se risponderanno alle domande che il gip rivolgerà loro. Nessuno, almeno per il momento, avrebbe chiesto degli altri, di contro, l'unica persona che tutto avrebbero nominato e della quale sarebbero state chieste notizie è il fratellino di undici anni che ha assistito all'omicidio mentre teneva in braccio il cane di casa e che si trova attualmente presso una comunità protetta, sotto la responsabilità di un pool di esperti che avranno anche il compito di guidarlo ed assisterlo nella probabile escussione a cui sarà sottoposto nei prossimi giorni.

Emergono anche altri particolari sulla dinamica: la lite avrebbe avuto inizio con Ciro Palmieri che gettava del liquido sul volto della moglie che ha reagito imbracciando un bastone col quale l'ha picchiato. Poi la furia di coltelli che l'hanno lasciato esanime.

Al centro delle indagini c'è anche la denuncia, presentata nel 2015, dalla donna contro il marito per maltrattamenti familiari. Segnalazione che portò a un allontanamento temporaneo dell'uomo che, dopo una riconciliazione, tornò in casa. Pace che, evidentemente, spinse la donna a ritrattare e che, essendosi rivolta anche a un centro anti violenza, su poi accusata di calunnia.

«Lei mi diceva: se n'è andato, non è tornato, sono venuti a prenderlo delle persone di un brutto giro. Penso che il mostro non sia mio fratello» rivela, al Tg3, Luca Palmieri, fratello della vittima. «Non giustifico e non ammetto le violenze, ma arrivare da uno schiaffo ad una atrocità del genere. Penso che il mostro non sia mio fratello».
 

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