Ucciso nella guerra tra pusher,
il killer chiede il processo sprint

La vittima Ciro D'Onofrio
La vittima Ciro D'Onofrio
di Angela Trocini
Mercoledì 15 Gennaio 2020, 06:35 - Ultimo agg. 08:35
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Ha chiesto di essere giudicato con l’abbreviato Eugenio Siniscalchi, accusato dell’omicidio di Ciro D’Onofrio. Ieri il gup Alfonso Scermino del Tribunale di Salerno ha ammesso l’imputato (difeso dagli avvocati Silverio Sica e Rosario Fiore) al rito alternativo e la costituzione delle parti civili (i familiari della vittima rappresentati dagli avvocati Domenico Fasano, Anna Sassano ed Antonio Cammarota) per poi aggiornare l’udienza per la discussione di tutte le parti e la sentenza.

Secondo le accuse, l’imputato (che avrebbe agito insieme al fratello per il quale si procede separatamente in quanto minorenne all’epoca dei fatti) la sera del 30 luglio 2017 a bordo di uno scooter raggiunse la vittima in via Kennedy a Pastena, a ridosso del quartiere Italia, esplodendo alcuni colpi di pistola calibro 9 che raggiunsero il D’Onofrio al polmone e al cuore (uno), un altro alla scapola e un terzo alla coscia, causandone l’immediato decesso.

Le indagini della Squadra Mobile di Salerno, attraverso sopralluoghi, sequestri, intercettazioni e raccolta di testimonianze, immagini dei sistemi di videosorveglianza, avrebbero accertato che l’omicidio era da inserirsi in un contesto di criminalità per gestione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. E nonostante il forte clima di omertà lo scorso anno si è giunti all’individuazione dei due fratelli che, per le accuse, sarebbero i responsabili dell’agguato: per la Dda salernitana (nella persona del pm Marco Colamonici), la vittima ed Eugenio Siniscalchi si erano sentiti più volte e a chiamare su quel numero di cellullare era stato sempre Ciro D’Onofrio ma pochi minuti prima dell’omicidio sarebbe accaduto il contrario.

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