Uccise la moglie con 46 coltellate,
condanna a 30 anni per il marito

Uccise la moglie con 46 coltellate, condanna a 30 anni per il marito
di Nicola Sorrentino
Giovedì 10 Giugno 2021, 06:00 - Ultimo agg. 19:33
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Colpì e uccise la moglie a seguito di 46 coltellate, diventa definitiva la condanna per Salvatore Siani, 50enne di Cava de’ Tirreni, giudicato colpevole in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione per aver ucciso la moglie Nunzia Maiorano. Ieri pomeriggio, la Corte di Cassaziona ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa, confermando il giudizio emesso in Corte d’Assise d’Appello a Salerno lo scorso mese di giugno. La Procura generale aveva richiesto anch’essa l’inammissibilità dei motivi e conseguente conferma della sentenza. Le motivazioni saranno note entro i tempi previsti dalla legge. Le parti civili erano rappresentate dal legale Carmela Novaldi per l’associazione contro la violenza di genere «Frida», mentre i legali Francesco Siniscalchi e Alessandro Marino per i familiari della donna. La sentenza diventa così esecutiva per l’imputato, in carcere dal 22 gennaio 2018.


L’INDAGINE
L’indagine fu condotta dal sostituto procuratore a Nocera Inferiore, Roberto Lenza.

Sullo sfondo di quell’omicidio, così come emerso da due sentenze di condanna, c’era una crisi coniugale vissuta dalla coppia. L’imputato reagì con rabbia al diniego della donna di ricucire il rapporto. Quel giorno, Nunzia si trovava in casa della madre. Preparava il latte per il più piccolo dei suoi tre figli. Il marito la raggiunse dopo aver accompagnato gli altri due a scuola. I due avrebbero cominciato dopo poco a discutere, poi l’aggressione, risultato - secondo le indagini - del rifiuto della donna di voler acconsentire al recupero di un rapporto già in crisi. A quel punto Siani avrebbe afferrato un coltello e colpito più volte la moglie, con violenza. Il figlio piccolo, di 5 anni, fu attirato in casa dalle urla della madre. Stava giocando in cortile.

Non vi fu «premeditazione» nel gesto del 49enne. Stando ai due gradi di giudizio, il primo definito con il rito abbreviato. L’imputato, temendo di non poter più vedere i figli, aveva provato a riconciliarsi con la moglie, con la quale le cose non andavano bene da tempo. Quest’ultima tentò di reagire e difendersi, fuggendo in camera da letto, dopo essere stata colpita con una serie di fendenti anche alle spalle. Quando i carabinieri, allertati dai vicini, arrivarono in casa, la donna era però già morta. L’uomo fu invece arrestato in flagranza. Siani aveva tentato un approccio docile, provando ad accarezzare la moglie per poi chiederle di tornare insieme. Nunzia invece si sarebbe mostrata insofferente. Stando agli atti del processo, arricchiti da diverse testimonianze, la donna probabilmente pensava fosse ancora prematuro un passo indietro. E si mostrò infastidita. Fu proprio quest’ultima reazione a innescare quella di Siani, che immaginando un’ipotetica separazione - secondo il giudice di primo grado - temeva di non poter più vedere i suoi figli.

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