Omicidio Quaranta, dopo 15 anni
spuntano nuovi indagati

Omicidio Quaranta, dopo 15 anni spuntano nuovi indagati
di Angela Trocini
Sabato 25 Maggio 2019, 02:35 - Ultimo agg. 07:06
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Si è chiuso il cerchio intorno ad altre quattro persone per l'uccisione di Alfonso Quaranta e il tentato omicidio di Nicola Fiore. Quest'ultimo vero obiettivo del commando ma che, la mattina del 5 febbraio 2004 giorno in cui era fissato l'appuntamento per un chiarimento, riuscì a salvarsi gettandosi dall'auto guidata dall'amico Quaranta scappando tra la folta boscaglia della località Acerra lungo la via Tuori a Campagna. L'azione omicidiaria si inseriva nella guerra di camorra, scoppiata nei primi anni e la metà del 2000, tra i clan D'Auria Petrosino e Contaldo (di cui Fiore era affiliato) per la spartizione del territorio e del malaffare a Pagani e centri limitrofi. Il sostituto procuratore antimafia Silvio Marco Guarriello ha chiuso le indagini a carico di Massimo Cerrone e Gabriele Pelosi, entrambi di Campagna; del paganese Gianni Vitelli e di Gennaro Esposito di Sant'Antonio Abate: secondo le accuse, i quattro indagati (difesi, tra gli altri, dagli avvocati Costantino Cardiello e Nicola Naponiello) avrebbero aiutato i mandanti e gli esecutori materiali (già giudicati con precedenti sentenze) a portare a termine l'azione delittuosa. Nello specifico, come ricostruito nel provvedimento di conclusione delle indagini preliminari, ognuno degli indagati avrebbe avuto un ruolo specifico: dalla fornitura delle armi (effettuata dall'Esposito e dal Pelosi) al recupero delle stesse da parte di Cerrone che poi le avrebbe nascoste e, secondo le accuse, avrebbe avuto anche il compito di spostare l'auto delle vittima oltre che portare sul luogo del delitto Antonio Corrado. A portare con una propria autovettura i killer (Raffaele Calabrese ed Enrico Bianco) sul luogo del delitto, prima che arrivasse la vittima designata, sarebbe stato il Vitale che avrebbe esploso anch'egli - da una pistola 38 special - alcuni colpi contro le vittime.
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