Omicidio di Acciaroli, tutti i segreti
di Maurelli: il «ricattatore» di Vassallo

Omicidio di Acciaroli, tutti i segreti di Maurelli: il «ricattatore» di Vassallo
di Gigi Di Fiore
Lunedì 1 Agosto 2022, 00:02 - Ultimo agg. 17:08
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Nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il «sindaco pescatore» di Pollica ucciso 12 anni fa, è la figura-chiave. Ma, seppure lo avesse voluto, Raffaele Maurelli non può più fornire chiarimenti su quella drammatica vicenda. È morto di cancro il 20 luglio del 2020. Aveva 49 anni, sposato con tre figli, e solo qualche mese prima aveva saputo di essere indagato nell’inchiesta sul delitto Vassallo. Il pm Marco Colamonici gli aveva infatti notificato un avviso di garanzia con l’accusa di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa. E Maurelli aveva dato la sua disponibilità a farsi interrogare dalla Dda salernitana. Non fece in tempo.

Conosceva bene il Cilento e l’intera provincia di Salerno, Raffaele Maurelli. Originario di Castellammare di Stabia, viveva in una bella villa a Scafati con la famiglia. Titolare di imprese edili, con il fratello Giuseppe aveva diverse società tra Scafati, San Giuseppe Vesuviano e Torre Annunziata. In Cilento e ad Acciaroli ci andava spesso. Aveva comprato degli appartamenti a Montecorice, ma aveva investito soprattutto in terreni lungo la strada che da Acciaroli sale verso Pollica. Tutti i beni, alcuni condivisi con il fratello, del valore totale di 10 milioni di euro, gli furono sequestrati dalla Dda di Napoli nel 2017. Sui terreni a Pollica, nell’area protetta del Parco naturale del Cilento, Maurelli avrebbe voluto realizzare appartamenti, ma non riuscì ad ottenere i permessi dalla Soprintendenza.

Nell’estate del 2010 Maurelli era ad Acciaroli. Aveva 39 anni quando fu ucciso Vassallo, e la Dda di Salerno già nel 2018 lo riteneva promotore del «traffico di stupefacenti che, attraverso gommoni, partiva da Castellammare di Stabia per Acciaroli».

Quel traffico fu scoperto da Angelo Vassallo. Il 7 luglio del 2014, il tenente, oggi capitano, Bartolo Taglietti trasmise alla Procura una relazione su un interessante colloquio avuto con il suo informatore Salvatore Ridosso, figlio di Romolo capoclan a Scafati. Al tenente, Salvatore Ridosso riferì tra l’altro dei rapporti di amicizia tra Maurelli e il carabiniere Lazzaro Cioffi. 

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Il 5 luglio del 2014, il maggiore del reparto anticrimine di Salerno, Gabriele Mambor, aggiunse in una sua relazione che «Maurelli ricattava Vassallo, avendo saputo che la figlia gravitava nell’ambito del consumo di stupefacenti e anche che la sua vita privata non era irreprensibile. Scopo del ricatto era ottenere la concessione di un lido di Pollica, per far sbarcare natanti con stupefacenti». Ma Angelo Vassallo non si sarebbe piegato al ricatto, fissando un appuntamento con i carabinieri di Agropoli per denunciare il traffico di droga. La sera prima venne ucciso. Tra gli indagati nell’inchiesta sull’omicidio, c’è un cugino di Maurelli: Giuseppe Cipriano, all’epoca titolare di un cinema ad Acciaroli e uno ad Agnone, anche lui residente a Scafati. Nel 2018, vennero già iscritti in tre nel registro degli indagati per concorso in omicidio: Maurelli, Cioffi e Cipriano. Le perquisizioni di mercoledì scorso ne sono lo sviluppo investigativo.

A tirare in ballo Maurelli è stato anche Romolo Ridosso, oggi collaboratore di giustizia, che ha accennato pure al sopralluogo di Cipriano ad Acciaroli prima dell’omicidio. E di Maurelli ha parlato un altro collaboratore di giustizia: Nicola Schiavone, figlio di Francesco detto «Sandokan» capoclan dei Casalesi. Sentito il 28 novembre del 2018 sull’affare carburanti e pompe di benzina su cui anche in Cilento erano molto interessati i Casalesi, dichiarò: «Lello mi confidò di avere rapporti con narcotrafficanti internazionali sudamericani, colombiani e messicani per l’acquisto di cocaina per quantitativi non inferiori ai 100 chili alla volta».

L’anno prima, nell’aprile 2017, Raffaele Maurelli era stato arrestato su richiesta della Dda napoletana per traffico internazionale di stupefacenti, in un’indagine partita nel 2013 quando nessuno lo aveva ancora coinvolto nell’inchiesta sul delitto di Pollica. L’arresto del 2017, voluto dalla Dda napoletana per un traffico di droga tra Venezuela e Italia, nasceva invece da un sequestro del 24 luglio 2014 in Spagna di 680 chili di cocaina trovati sulla barca a vela «Scugnizza» partita da Napoli. Ma, su ricorso degli avvocati difensori Sergio Cola e Adriano Cafiero, il tribunale per il riesame annullò l’arresto dei fratelli Maurelli e i sequestri dei loro beni, tra cui comparivano i terreni di Acciaroli. Furono ritenute inutilizzabili le dichiarazioni del narcos pentito Marco Molino che li accusava. I fratelli Maurelli furono poi assolti e solo Raffaele fu condannato a tre anni per detenzione di armi legata a sette bombe a mano, trovate in una sua casa di Pompei. Una pena poi scontata. 

Nel 2018, dall’incrocio dei verbali di Romolo Ridosso, le confidenze del figlio Salvatore ai carabinieri, l’interrogatorio di Nicola Schiavone, la Dda di Salerno ha sviluppato le indagini sull’omicidio Vassallo. Lo scenario è il traffico di droga, che Maurelli avrebbe promosso in Cilento, scoperto dal sindaco di Pollica che voleva denunciarlo coinvolgendo anche il carabiniere Cioffi. Nell’inchiesta sul delitto di Acciaroli, Maurelli era stato sentito dal pm come teste mentre scontava la condanna per detenzione di armi. Diventato indagato, era disposto a farsi interrogare dal pm Colamonici e si fece anche prelevare la saliva per l’analisi del Dna eseguita su diverse persone durante l’inchiesta. In attesa della convocazione, i difensori di Maurelli depositarono una memoria che respingeva le accuse. Il tumore fece prima di tutti. E Raffaele Maurelli, figura chiave in questa fase dell’inchiesta Vassallo, è ora diventato un fantasma che pesa.

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