Omicidio Vassallo: «Armi e droga,
così i clan controllavano Acciaroli»

Omicidio Vassallo: «Armi e droga, così i clan controllavano Acciaroli»
di Gigi Di Fiore
Martedì 2 Agosto 2022, 23:58 - Ultimo agg. 4 Agosto, 07:22
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Originario di Castellammare di Stabia, 61 anni e residente a Scafati, Romolo Ridosso è detenuto a Sollicciano. È lui l’unico collaboratore di giustizia nell’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso 12 anni fa mentre rincasava in auto nella frazione di Acciaroli. Sono almeno 5 i verbali di Ridosso, nel fascicolo del pm della Dda salernitana Marco Colamonici, raccolti tra il giugno del 2016 e l’aprile del 2017 negli uffici della Procura di Salerno e della Procura di Napoli. Dichiarazioni rilasciate nel tempo ai pm Rosa Volpe, oggi aggiunto facente funzioni alla Procura di Napoli, Marco Colamonici, Erminio Rinaldi. Cinque su un più consistente numero di verbali di dichiarazioni che Ridosso ha rilasciato ai magistrati, dopo la scelta di collaborare con la giustizia nel giugno del 2016. 

Già dipendente, con mansione di inserviente, alla struttura 53 della Asl 1 di Napoli, Ridosso è stato sempre personaggio borderline nella criminalità scafatese. A contatto con il clan Cesarano di Castellammare, alleato con lo storico gruppo dei Loreto dell’agro nocerino-sarnese, ha imposto imprese di pulizia nelle aziende conserviere e ha gestito il settore dei videopoker. Poi gli omicidi, di cui fu mandante, per vendicare la morte del fratello Salvatore.

E gli affari per ripulire denaro e guadagnare, come nella compravendita di auto. Decide di pentirsi e invita a farlo anche il figlio Salvatore, che è invece un informatore dei carabinieri. Inizia a collaborare, quando è in corso l’ inchiesta del pm Vincenzo Montemurro della Dda salernitana sui rapporti tra politica e criminalità organizzata a Scafati. 

Nel 2016, sono passati sei anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, i magistrati salernitani non perdono l’occasione per verificare se Romolo, detto Romoluccio, Ridosso, neo collaboratore di giustizia, sa qualcosa sulla torbida vicenda di Pollica. In quel momento, le indagini sono influenzate dai depistaggi che le hanno indirizzate su Humberto Bruno Damiani, Il 4 luglio 2016, i pm Volpe e Colamonici mostrano a Ridosso le foto del «brasiliano» e anche di Fabio Esposito, napoletano gestore nel 2010 della champagneria Iris a Acciaroli. E Ridosso risponde di riconoscerli, ma nulla di più. Di certo, Ridosso frequentava Acciaroli e, nel verbale del 22 giugno 2016 zeppo di omissis, ai pm Volpe e Colamonici descrive per la prima volta la figura di Giuseppe Cipriano, 55enne di Pompei oggi tra i 6 indagati per l’omicidio Vassallo, nel 2010 gestore del cinema di Acciaroli. Dice: «Cipriano ha rapporti per il traffico di stupefacenti con i maggiori gruppi criminali della zona. Ha anche disponibilità di armi».

È l’esordio, nei verbali di Ridosso, di uno degli indagati che mercoledì scorso è stato perquisito dai carabinieri del Ros, accusato in concorso dell’omicidio di Angelo Vassallo e anche del traffico di droga ad Acciaroli. 

Tanti omissis nei verbali di Ridosso, circostanze e nomi ancora al centro di approfondimenti. Il 3 agosto 2016, ai pm Marco Colamonici e Giancarlo Russo dichiara: «Facevo parte di un gruppo costituito da me, Giuseppe Cipriano di Pompei che abita a Scafati, Raffaele Maurelli che è suo cugino e abitava all’uscita della superstrada di Scafati. Questo gruppo era in contatto anche con Nicola Schiavone». Quest’ultimo è nome di peso, figlio di Francesco detto «Sandokan» irriducibile capoclan dei Casalesi. Nicola Schiavone si è pentito nel giugno 2018. Nello stesso verbale, Ridosso parla di «rapporti stretti a partire dal 1998/2000 con Cipriano arrestato ad Ancona». E aggiunge di aver custodito un borsone di armi, che Maurelli gli consegnò temendo una perquisizione dopo l’arresto di Cipriano. E poi gli intrecci tra i personaggi indagati per l’omicidio Vassallo: «Ho avuto rapporti commerciali con Cipriano per compravendita di auto e lui li aveva con Maurelli. Con gli Schiavone, il Cipriano e gli altri trattavano droga». 

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Il 16 settembre 2016, ai pm Volpe e Rinaldi, ancora Ridosso dichiara di aver prestato denaro a Cipriano e di avere avuto intenzione «di partecipare alle loro attività di vendita auto, di traffico di droga e apertura di locali». Aggiungendo: «Raffaele Maurelli e Giuseppe Cipriano erano in società e avevano disponibilità di grosse somme di denaro e lingotti d’oro». Il 14 gennaio 2020, 6 mesi prima di morire di cancro, Raffaele Maurelli riceve una perquisizione. Anticipa di 2 anni la perquisizione di mercoledì scorso agli altri indagati. Gli vengono sequestrati i passaporti. Nel decreto di perquisizione, gli fu contestato il concorso nell’omicidio di Angelo Vassallo e il traffico di droga a Pollica. Cipriano, invece, viene sentito dai pm il 16 luglio del 2018 e nega tutto quello che su di lui aveva dichiarato Ridosso. Aggiungendo: «Ricordo solo che è venuto a trovarmi due volte ad Acciaroli tra il 2006 e il 2008». Ma, nella selva di omissis, nei suoi verbali più recenti Romolo Ridosso nomina Maurelli e Cipriano per l’omicidio Vassallo, che sarebbe stato deciso per impedire che il sindaco denunciasse il traffico di droga gestito ad Acciaroli in cui sarebbe stato coinvolto anche il carabiniere Lazzaro Cioffi. Uno o due giorni prima, Ridosso sarebbe andato ad Acciaroli con Cipriano per un sopralluogo. Dietro le 20 pagine del decreto di perquisizione notificato ai 9 indagati nell’inchiesta sul delitto di Pollica, ci sono centinaia e centinaia di atti. Come le più recenti informative dei carabinieri del Ros di Roma del 7 e 17 luglio scorso. L’inchiesta svolta è soltanto agli inizi. 

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