La guerra delle prostitute:
«Maxi multe? Non ci spaventano»

La guerra delle prostitute: «Maxi multe? Non ci spaventano»
di Paolo Panaro
Giovedì 18 Aprile 2019, 06:55
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«Non mi interessa nulla dell’ordinanza del sindaco di Eboli. Guadagno più di 500 euro al giorno. I clienti ci sono e io non me ne vado di qui». Lo afferma, sorridendo, Janet, prostituta straniera di 22 anni. Ieri alle 12 era già sul litorale di Campolongo, ad attirare clienti. Vestito corto attillato e capelli lunghi neri, sorride agli automobilisti che transitano e cammina sul ciglio della strada con il suo smartphone tra le mani. «Non ho paura nemmeno delle forze dell’ordine – continua – mi hanno cacciata tempo fa e denunciata, ma il giorno dopo ero qui». A Janet come forse a tutte le altre lucciole che popolano il litorale, dell’ordinanza emessa dal sindaco Cariello poco importa. 

Emanata da poche ore, l’ordinanza prevede salate multe per gli automobilisti o i clienti che si fermano lungo la strada provinciale 175 e nelle sue traverse, per farle salire in auto e poi spostarsi altrove a consumare rapporti sessuali. Le multe arrivano a 500 euro per i clienti, più il sequestro del veicolo. «Se l’interessato è a bordo – è scritto – la violazione si concretizza con la fermata per contattare il soggetto. Consentire la salita sul proprio veicolo di uno o più soggetti costituisce palese violazione dell’ordinanza». In pratica chiunque si fermi a contattare una prostituta può incappare nelle multe e rischia di restare a piedi. Ieri mattina i dieci chilometri di litoranea, soprattutto verso Campolongo, pullulavano di lucciole. Almeno venti donne, giovanissime, anche minorenni, pronte a vendere il proprio corpo in barba a norme, ordinanze e controlli. 

«Ho una bimba di tre anni – afferma Janet – e mia madre non lavora. Le mantengo io. Sono in Italia da anni e dopo aver fatto la cameriera ho deciso di fare la prostituta. Guadagno bene e voglio vivere nell’agiatezza». Chi protegge Janet? A chi dai i soldi a fine giornata? «A nessuno - riferisce decisa - il denaro che guadagno è mio». 
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