Paestum, al Tabacchificio Cafasso
la mostra «Attraverso la serra»

Paestum, al Tabacchificio Cafasso la mostra «Attraverso la serra»
Lunedì 12 Settembre 2022, 13:41
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I mutamenti e i processi che caratterizzano la vita delle campagne della Piana del Sele, scandite dal ritmo delle serre e dal tempo artificiale delle coltivazioni, trovano poetica e lucida espressione nella mostra dell’artista Rosita Taurone «Attraverso la serra – Ambiente e paesaggio della Piana del Sele». Il progetto site specific - curato da Stefania Zuliani - sarà inaugurato mercoledì prossimo (14 settembre), alle ore 18, nell’ex Tabacchificio (via Cafasso, 21) a Borgo Cafasso nel Comune di Capaccio Paestum. In occasione dell’inaugurazione la danzatrice Elena Paola Dragonetti proporrà, a partire dalle ore 20,30, una performance negli spazi della mostra.

Faranno da corollario all’esposizione, visitabile fino al prossimo 6 ottobre (ingresso gratuito), momenti di incontro e di dibattito che, a partire dal lavoro di Taurone, analizzeranno i modi in cui i linguaggi e i pensieri dell’arte possono contribuire ad una visione più consapevole e sostenibile della relazione tra l’uomo e la natura.

L’iniziata è realizzata in collaborazione con il Comune di Capaccio Paestum, l’associazione culturale “Rareca”, Legambiente Paestum, Distretti integrati rurali e in rete. Si è avvalsa del supporto, inoltre, dell’azienda vivaistica Agriviva, Il Petraro, Flor Paestum, La cesta della biodiversità, Stefania Amato boutique floreale, Foresteria regionale Improsta, associazione «Pachamama», azienda vitivinicola Cardosa. «Ho immaginato la serra come luogo di incubazione dove crescere, uno spazio di profonda trasformazione – ha chiarito Rosita Taurone - È un punto privilegiato di osservazione sul paesaggio della Piana del Sele, oggetto di una peregrinazione intima attraverso la quale cerco di innescare un dialogo con il luogo in cui vivo. Muovendosi lungo sentieri boschivi, distese di prati, seguendo i percorsi fluviali, fino ad arrivare alle libere spiagge in cui il Sele trova sbocco, la mia indagine ha registrato l’alternarsi delle stagioni, attraverso cui ho potuto cogliere le trasformazioni dei campi, il rinnovamento delle colture, la varietà delle piantagioni, la lavorazione degli scarti o semplicemente il loro abbandono. La serra incarna il corpo delle mie esperienze di attraversamento».

«Dispositivo fisico e simbolico, la serra accoglie e sollecita la ricerca paziente di Rosita Taurone. Sensibile alla metamorfosi, all’incessante mutamento che rigenera in forme sempre nuove ogni elemento - pietra, foglia, osso, lacrima - l’artista ha condotto a partire dal 2018 un lavoro di indagine, di scrupolosa interrogazione sul paesaggio e sulle dinamiche della piana del Sele, un ambiente a lei familiare che attraverso la serra si è rivelato nelle sue segrete meraviglie e nelle sue profonde sofferenze». Così scrive nella sua presentazione Stefania Zuliani, curatrice della mostra, critica d’arte e docente all’Università di Salerno, che sottolinea come «nell’assolato essiccatoio di quello che è stato il tabacchificio di Cafasso viene esposto un primo, vivente archivio di questa ricerca, non una mostra di oggetti o una sfilata di belle immagini ma la condivisione di un pensiero e di una visione che si manifesta attraverso media differenti e comunque impuri. La fotografia conosce qui la transitorietà organica dell’antotipia, una tecnica di stampa con cui l’artista usando la fotosensibilità delle piante (anthos è in greco fiore) ha ottenuto epifanie effimere dagli scarti vegetali, resi prestigiosi dalla luce. La pittura è invece digitale e la natura non è affatto morta ma viva e vegeta, mentre la performance, inesorabile arte del qui ed ora affidata al corpo intelligente di DISCOllettivo, si dilata nel tempo circolare della registrazione e si condensa negli schermi, nascosti più che mostrati. Ad annodare i fili diversi di questa esposizione è un pensiero della mescolanza, una “metafisica” che appartiene al mondo vegetale e che l’uomo tenta invano di disciplinare».

«La terra, però, non è uno zoo, un orto botanico, una serra impermeabile, è “un giardino planetario” disponibile a sempre nuovi equilibri – conclude Zuliani - Guardare senza pregiudizi attraverso la serra, come fa Rosita Taurone, muoversi tra il dentro e il fuori, osare spazi intermedi e precari facendone opera e problema, significa rinunciare al controllo della natura per mettersi in ascolto. Riconoscendo, finalmente, che “il respiro delle piante è il respiro di tutti i viventi».

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