I mutamenti e i processi che caratterizzano la vita delle campagne della Piana del Sele, scandite dal ritmo delle serre e dal tempo artificiale delle coltivazioni, trovano poetica e lucida espressione nella mostra dell’artista Rosita Taurone «Attraverso la serra – Ambiente e paesaggio della Piana del Sele». Il progetto site specific - curato da Stefania Zuliani - sarà inaugurato mercoledì prossimo (14 settembre), alle ore 18, nell’ex Tabacchificio (via Cafasso, 21) a Borgo Cafasso nel Comune di Capaccio Paestum. In occasione dell’inaugurazione la danzatrice Elena Paola Dragonetti proporrà, a partire dalle ore 20,30, una performance negli spazi della mostra.
Faranno da corollario all’esposizione, visitabile fino al prossimo 6 ottobre (ingresso gratuito), momenti di incontro e di dibattito che, a partire dal lavoro di Taurone, analizzeranno i modi in cui i linguaggi e i pensieri dell’arte possono contribuire ad una visione più consapevole e sostenibile della relazione tra l’uomo e la natura.
«Dispositivo fisico e simbolico, la serra accoglie e sollecita la ricerca paziente di Rosita Taurone. Sensibile alla metamorfosi, all’incessante mutamento che rigenera in forme sempre nuove ogni elemento - pietra, foglia, osso, lacrima - l’artista ha condotto a partire dal 2018 un lavoro di indagine, di scrupolosa interrogazione sul paesaggio e sulle dinamiche della piana del Sele, un ambiente a lei familiare che attraverso la serra si è rivelato nelle sue segrete meraviglie e nelle sue profonde sofferenze». Così scrive nella sua presentazione Stefania Zuliani, curatrice della mostra, critica d’arte e docente all’Università di Salerno, che sottolinea come «nell’assolato essiccatoio di quello che è stato il tabacchificio di Cafasso viene esposto un primo, vivente archivio di questa ricerca, non una mostra di oggetti o una sfilata di belle immagini ma la condivisione di un pensiero e di una visione che si manifesta attraverso media differenti e comunque impuri. La fotografia conosce qui la transitorietà organica dell’antotipia, una tecnica di stampa con cui l’artista usando la fotosensibilità delle piante (anthos è in greco fiore) ha ottenuto epifanie effimere dagli scarti vegetali, resi prestigiosi dalla luce. La pittura è invece digitale e la natura non è affatto morta ma viva e vegeta, mentre la performance, inesorabile arte del qui ed ora affidata al corpo intelligente di DISCOllettivo, si dilata nel tempo circolare della registrazione e si condensa negli schermi, nascosti più che mostrati. Ad annodare i fili diversi di questa esposizione è un pensiero della mescolanza, una “metafisica” che appartiene al mondo vegetale e che l’uomo tenta invano di disciplinare».
«La terra, però, non è uno zoo, un orto botanico, una serra impermeabile, è “un giardino planetario” disponibile a sempre nuovi equilibri – conclude Zuliani - Guardare senza pregiudizi attraverso la serra, come fa Rosita Taurone, muoversi tra il dentro e il fuori, osare spazi intermedi e precari facendone opera e problema, significa rinunciare al controllo della natura per mettersi in ascolto. Riconoscendo, finalmente, che “il respiro delle piante è il respiro di tutti i viventi».