Caro mensa scolastica. Dopo l'esposto presentato al Garante dell'Infanzia da circa 900 famiglie di alunni di Salerno, l'assessore all'Istruzione Gaetana Falcone chiarisce la posizione del Comune che è stata «sempre vicina alle esigenze delle famiglie. Va detto però che tutto è aumentato in questo periodo e, di conseguenza, anche le materie prime e i costi degli alimenti. Nonostante ciò abbiamo mantenuto un menu di altissima qualità, variando ciclicamente le pietanze. Desidero incontrare i rappresentanti dei genitori nell'ottica di un dialogo costruttivo per arrivare presto ad una soluzione della vicenda». Per Falcone «il pasto da casa non può diventare un fatto occasionale. È un patto educativo che salta».
Perché il rincaro dei pasti?
«Sono state effettuate delle modifiche nelle tariffe per il discorso dei ricavi e, in quest'ottica, abbiamo cercato di tutelare i più deboli. È stata una decisione unanime, appoggiata da maggioranza e opposizione. Non c'è mai stata una decisione unilaterale. È stata fatta una verifica e abbiamo ritenuto di dover necessariamente salvaguardare le fasce deboli. Ovviamente, sappiamo bene che quelle medio-alte hanno subito un aumento, e di questo certo non siamo contenti. Va detto che Salerno risulta essere un comune virtuoso a livello nazionale. Era necessario procedere ad un aumento delle tariffe proprio per via dell'aumento complessivo dei costi delle materie prime e dei prodotti. Ma, nonostante ciò, l'amministrazione comunale ha lavorato per destinare tutti i fondi necessari. Il nostro Comune, come quota pro capite per i servizi di istruzione nell'ambito del Fondo di Solidarietà Comunale, risulta prendere per questi servizi molto meno di altri territori. Cremona, ad esempio, riceve una quota di 112 euro pro capite, rispetto a Salerno che nel 2022 ne ha percepiti solo 61. Nonostante ciò, l'amministrazione comunale garantisce una tariffa più bassa per pasto perché ha scelto di compensare la differenza percepita con fondi propri di bilancio».
Cosa pensa della protesta delle famiglie?
«Sulla questione pasto domestico il potere decisionale è della dirigenza e del consiglio di istituto delle scuole. Il problema principale è che abbiamo un servizio mensa ufficiale ed è stata fatta una scelta. Chi opta per pasti domestici dovrà optare per tutto l'anno. Non ci può essere una mensa mista. Colgo l'occasione per annunciare che stiamo attuando un programma di miglioramento della mensa con pasti che arriveranno caldi grazie al servizio di scodellamento previsto in un ulteriore capitolato. In inverno i bambini mangeranno pasti ancora caldi e gustosi».
Il pasto domestico è quindi possibile secondo lei?
«Se un bambino mangia la cotoletta e la pasta e un altro bambino pane e pomodoro salta sicuramente il progetto educativo. È una prerogativa dei dirigenti scegliere o vietare il pasto domestico a seconda dei locali disponibili o della qualità del pasto».
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