Probabilmente da lassù sarà arrossito a vedere tanta gente raccolta intorno a lui per dargli l’ultimo saluto. C’era l’avvocatura, la magistratura, la politica, gli amici di sempre. Ma, soprattutto c’erano la sua famiglia e i suoi «ragazzi», quelli che ora porteranno avanti lo studio Paolo Carbone e associati. Perché lui spesso arrossiva, soprattutto quando era al centro dell’attenzione. Lo ha detto anche la nipote Marzia, la più grande dei suoi «nipotini», come affettuosamente li chiamava quando parlava di loro: «Nonno, hai sempre dato la scena agli altri ma oggi la scena è tutta tua perché lo meriti». «Se n’è andato sereno - ha detto dal pulpito alla fine della cerimonia Renzo Lussetti, suo genero - tra le carezze della moglie Lucia e delle sue amate figlie». È stato proprio lui prima e il suo amico Tino Iannuzzi dopo a ricordare il grande professionista dall’immensa umanità e dalla grande cultura, quell’«uomo del Sud» dalla infinita generosità che «credeva nella cultura politica senza mai schierarsi, liberale e democratico». Un uomo innamorato della sua famiglia e della sua professione che, anche nel letto dell’ospedale, qualche ora prima di morire non ha rinunciato a lavorare scrivendo un ricorso che è tornato con lui da Roma, pronto per essere depositato. Perché, come ha ricordato il marito della figlia Vira, lui affrontava con «ottimismo e volontà di riscatto» qualsiasi dolore la vita gli presentava. In quel suo «che buò fà - ha detto Lussetti - era raccolta tutta la sua forza». Una forza che gli arrivava anche dalla moglie Lucia, il pilastro della sua vita, «insieme erano un esempio concreto di come si possano portare avanti le promesse matrimoniali». Più personale e raccolto, invece, il ricordo della nipote Marzia che, con il nonno, ha condiviso le cose più genuine della vita: la confidenza, l’amore, le passeggiate sul lungomare, il caffè, i tramonti, le vacanze. Tutto. È stata lei a raccontare di come il nonno cercasse qualche moneta da dare a chi gli chiedeva l’elemosina: «la persona ci tenevi a dire non il barbone, perché tu sapevi dare dignità a tutti, soprattutto agli ultimi». E lei sa che «da lassù continuerai a guidarmi con discrezione come sempre hai fatto, con grande umiltà».
Alle 14 la salma dell’avvocato Carbone è arrivata al suo studio a corso Vittorio Emanuele dove, proprio nella sua personale stanza, è stata allestita la camera ardente: il feretro ricoperto da tante rose rosse e dalla sua toga, quella che lo accompagnerà nel suo lungo viaggio eterno. È qui che ha ricevuto le prime visite di amici e colleghi.