Patto elettorale tra boss e politici:
«Il vescovo non prestò quei locali»

Patto elettorale tra boss e politici: «Il vescovo non prestò quei locali»
di Nicola Sorrentino
Sabato 9 Marzo 2019, 06:45 - Ultimo agg. 07:29
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«Il Vescovo ci proibì di prestarci alle elezioni, non avremmo dovuto fornire locali ai candidati». Prosegue il processo «Un’altra storia bis», che ipotizza un patto tra la criminalità organizzata e alcuni candidati alle scorse elezioni a Nocera Inferiore, nel 2017, per la realizzazione di una casa d’accoglienza. Il tribunale ha registrato ieri mattina la testimonianza di Antonio Adinolfi, sacerdote della parrocchia di «Santa Maria Maggiore» a Nocera Superiore. Anche a lui, il pubblico ministero della Dda, Vincenzo Senatore, ha posto domande su quel progetto, mai realizzato, previsto su di un terreno adiacente alla parrocchia di San Giuseppe, nel rione di Montevescovado, gestita dal parroco Alfonso Santoriello. «Non ho mai saputo del progetto - ha esordito Adinolfi - ma seppi di cosa si trattava dalla lettura dei giornali, dopo gli arresti. Sapevo dell’interesse dell’acquisto di un terreno, dopo aver parlato con don Alfonso Santoriello, per disagi legati ad eventi atmosferici. L’acquisto del terreno serviva per far defluire le acque e prevenire gli allagamenti».

La testimonianza è entrata poi nel vivo, quando in Curia arrivò un volantino del candidato Ciro Eboli (oggi imputato per scambio elettorale-mafioso insieme all’ex boss della Nco, Antonio Pignataro, l’ex consigliere comunale Carlo Bianco e all’ex vicesindaco Antonio Cesarano), dove si prometteva la realizzazione di quel progetto edilizio: «Il Vescovo - ha continuato Adinolfi - si alterò molto, era visibilmente nervoso. Subito dopo, disse a tutti i sacerdoti di non prestare i locali per ospitare riunioni politiche. Ma io non ho mai conosciuto Ciro Eboli. A Nocera Superiore sentii voci non positive su di lui».
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