Permessi di soggiorno con matrimoni fasulli,
sposa marocchina rintracciata dopo 7 anni

Permessi di soggiorno con matrimoni fasulli, sposa marocchina rintracciata dopo 7 anni
di Nicola Sorrentino
Martedì 6 Settembre 2022, 06:05 - Ultimo agg. 10:25
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Era latitante dal 2015, sfuggita ad un’ordinanza di arresti domiciliari - poi aggravata con il carcere - per essersi sottratta appunto all’arresto. La settimana scorsa la Squadra Mobile l’ha trovata in un B&b in provincia di Avellino, dopo una segnalazione di rito. È stata arrestata così la 39enne marocchina E.Y.S., coinvolta in una maxi inchiesta della Procura di Nocera Inferiore su finti matrimoni organizzati tra italiani ed extracomunitari. 

L’epicentro dell’indagine è il comune di Cava de’ Tirreni, con la donna a fare da complice a un italiano, impegnati a distribuire permessi di soggiorno agli stranieri che arrivavano in Italia dietro cospicui pagamenti.

La donna, difesa dall’avvocato Antonio De Donato, è stata successivamente rimessa in libertà dopo qualche giorno, in ragione del tempo trascorso dai fatti e dal venir meno delle esigenze cautelari. È attualmente sotto processo insieme all’uomo, con il dibattimento che riprenderà alla metà di settembre. La donna era riuscita, all’epoca, a partire dall’Italia per il Marocco, sfuggendo all’arresto. Vi fu anche il sospetto che qualcuno l’avesse avvertita. Insieme al complice risponde di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel mirino ci sono 19 matrimoni, celebrati principalmente all’estero a partire dal 2012. Tra gli indagati non ci sono solo clandestini, che pagavano anche 10mila euro per regolarizzare la propria posizione ma anche un gruppo di italiani: giovani e ultra 50enni, con grosse difficoltà economiche, che si prestavano a sposarsi pur di ottenere un regalo in denaro. Uomini provenienti dall’Agro nocerino e dalla Valle dell’Irno. Sia G.S. che la donna marocchina si sarebbero preoccupati di far ottenere non solo i documenti necessari al matrimonio, ma anche di predisporre il relativo banchetto nuziale e per far sembrare più vero possibile l’evento. 

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Gli “sposi” andavano poi a vivere per pochi giorni in alcuni appartamenti, messi a disposizione dall’uomo e dalla donna, che avrebbe coinvolto anche sua figlia in uno dei matrimoni. L’obiettivo era di aggirare i controlli della polizia, facendo sembrare tutto in regola. Ottenuto l’incartamento, la coppia si divideva, facendo perdere le proprie tracce. L’ufficio immigrazione di Salerno, indagando sulla reale convivenza dei coniugi, era poi riuscita ad avviare le indagini. Gli organizzatori fornivano al giro di clandestini una sorta di “pacchetto di servizi” durante il periodo utile a ottenere i permessi di soggiorno, come cibo, cellulari e schede telefoniche. In sostanza, volevano gestire le loro abitudini, non rendendoli mai autosufficienti ma invisibili ai controlli della polizia. Dai 19 matrimoni, i due avrebbero guadagnato circa 400mila euro. Il processo per i due riprenderà alla fine del mese di settembre, dinanzi al tribunale di Nocera Inferiore.  

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