La gang delle auto distrutte: «Ci condannano a un anno e poi ci sospendono la pena»

La gang delle auto distrutte: «Ci condannano a un anno e poi ci sospendono la pena»
di Petronilla Carillo
Giovedì 18 Gennaio 2018, 10:35 - Ultimo agg. 10:36
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«Cosa ce ne frega. Alla fine ci condanneranno ad un anno pena sospesa». La conversazione è stata intercettata dai carabinieri della compagnia Salerno, agli ordini del maggiore Paolo Rubbo e del tenente Bartolo Taglietti, il 24 ottobre scorso quando Antonio Marrazzo e Roberto Pagano vengono portati in caserma per essere interrogati sulle vandalizzazioni delle auto. I ragazzi parlano tra di loro, hanno il dubbio di essere intercettati, ma a loro poco importa. Mentre attendono un amico che sottoposto ad interrogatorio, dopo aver commentato la spettacolarità della loro convocazione («ma tu hai capito come sono venuti a prenderci?...manco se avessimo ucciso qualcuno...»), fantasticano anche sulla possibilità di essere arrestati: «tu immagini se ci arrestano proprio? ...un mandato di cattura (poi imitano il suono delle sirene, ndr) ci portano a Fuorni... stanza 29». Dettagli che rivelano quella che il gip Maria Zambrano definisce nella sua ordinanza «una allarmante disinvoltura» non soltanto nelle condotte ma anche nei confronti delle conseguenze penali che ne possono scaturire. Una «spavalderia» - scrive ancora il magistrato - che non mostra «alcun segnale di pentimento». In pratica i ragazzi commentano lo sviluppo delle indagini «senza manifestare alcuna consapevolezza della gravità della loro posizione, cercando di improvvisare versioni di comodo, denigrando le forze dell'ordine , ritenendo che la loro convocazione in caserma fosse la manifestazione di un atteggiamento esaltato dei carabinieri più che di una necessità investigativa».
 

Nel blitz dell'altro giorno sono finiti nove giovanissimi, quasi tutti di età compresa tra i 18 e i 22 anni, soltanto uno di 28. Si tratta di Ciro Torino, Carlo e Gaetano Verde, Francesco Iaquinandi, Corrado Fiamma, Roberto Pagano, Antonio Marrazzo, Antonio Iaccarino e Alfonso Ciancia accusati tutti di concorso in devastazione e saccheggio. Saranno interrogati venerdì dal giudice per le indagini preliminari.
 
È proprio dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che dall'analisi della loro chat, «'o sistema» che emergono le personalità dei ragazzi i quali, anche quando hanno consapevolezza di essere stati acciuffati, pensano al gruppo. Intercettati nella saletta d'attesa dei carabinieri, iniziano a concordare le versioni, tentando anche di «salvare» un loro amico, Alfonso Ciancia. È Roberto Pagano il primo a dire «non lo nominate proprio ad Alfonso» in quanto ha già problemi con la giustizia o problemi comunque personali «vedete di non nominare Alfonso... già sta inguaiato». In effetti neò gruppo dei nove ragazzi finiti ai domiciliari ci sarebbero anche due figli d'arte: uno ha il papà sotto inchiesta con pesanti accuse, associazione camorristica; un altro è figlio di una persona coinvolta nel blitz che ha riguardato persone vicine a Matteo Messina Denaro.

Fatto è che denigrano tutti e ironizzano in quella chat, che poi lamentano di non aver cancellato, sulle loro azioni da «vandali» vantandosi di come vengono definiti negli articolo di giornale. All'interno della chat c'è chi si dissocia dalle loro azioni, altri che li seguono nelle battute. È Gaetano Verde, ad esempio, a commentare la vandalizzazione dell'ambulanza, scrivendo: «che schifo di gente persino i mezzi di soccorso». Carlo gli risponde: «resto indignato». Birillo: «schifato!!». Corrado: «gente di merda». Ciro Aulivar si vanta: «a macn chiu bell è stato l'Audi A4. Non ne è rimasto uno in piedi (di finestrino, ndr)». Carlo: «uno è rimasto. Sul chill e nanz».
 
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