Piazza Libertà, rebus appalto:
ricorso al Tar, slitta il cantiere

Piazza Libertà, rebus appalto: ricorso al Tar, slitta il cantiere
di Diletta Turco
Mercoledì 8 Maggio 2019, 12:30
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Trenta o 45 giorni solo per la prima pronuncia. A cui, poi, a seconda di contro-ricorsi o appelli si potrebbero aggiungere altri mesi. È uno stop - ulteriore - piuttosto prolungato quello che si sta profilando nel futuro di piazza della Libertà. E che potrebbe far slittare l'avvio dei lavori per il completamento della piazza all'autunno del 2019. Il ricorso da parte dei legali dell'associazione temporanea di imprese Pamef Appalti Srl - Sacco Giovanni Srl - Elett.R.A. Srl - Di Maio geom. Francesco Srl, che originariamente aveva vinto l'appalto, è stato depositato al tribunale amministrativo venerdì scorso. Oggetto del ricorso è la determina con cui il responsabile unico del procedimento, Luca Caselli, ha, di fatto, escluso dalla gara il raggruppamento di imprese, assegnando l'appalto al secondo classificato e cioè il raggruppamento formato da R.C.M. Costruzioni Srl - Cicalese Impianti Srl - Elettrica Salernitana Srl. «In questo momento - commenta l'assessore all'Urbanistica, Domenico De Maio - c'è un ricorso che deve essere valutato. Come amministrazione dobbiamo attendere quantomeno un primo pronunciamento da parte del tribunale amministrativo. L'esperienza ci porta a dire che nel giro di un mese, o al massimo un mese e mezzo, potremo avere una prima pronuncia che consentirebbe comunque di avviare l'assegnazione dei lavori. Già è tutto pronto per il contratto da firmare, però ora rispetto al contenzioso occorre attendere per poter sciogliere le riserve, c'è un doveroso atteggiamento di prudenza, perché bisogna conoscere prima l'esito della pronuncia del Tar e poi decidere come proseguire».
 
Nel caso, infatti, di una conferma da parte del tribunale amministrativo del provvedimento degli uffici di Palazzo di Città, allora l'appalto sarebbe confermato al secondo in classifica. Viceversa, in caso di smentita, allora piazza della Libertà tornerebbe nelle mani del primo classificato. Per l'estate, dunque, i lavori potrebbero partire? È un'ipotesi, al momento, lontana. Verosimilmente, infatti, nessuno dei due contendenti al completamento di piazza della Libertà (appalto del valore di 13 milioni di euro) abbandonerebbe la questione al primo grado di giudizio. È, dunque, altrettanto verosimile che dopo la prima pronuncia da parte del Tar, chiunque sia lo sconfitto potrebbe cercare di ricorrere ulteriormente. Il motivo che ha portato il mese scorso l'amministrazione comunale a capovolgere le cose è «l'accertata carenza - recita la determina del responsabile unico del procedimento - del requisito di qualificazione nella categoria OG11». E cioè di alcuni requisiti tecnici relativi alle qualifiche per la realizzazione degli impianti. Qualifiche che, stando alla disposizione comunale, non sarebbero state sufficienti. Tanto da rendere non idoneo uno dei partecipanti al gruppo di imprese che, rimasto solo con due componenti, non sarebbe stato più idoneo a realizzare le opere, né tantomeno a concorrere. È dal 14 febbraio di quest'anno - data in cui è stata ufficializzata la classifica finale - che è iniziato il lungo iter di pareri che ha ribaltato la questione. Sette pagine di visto e considerato tramite cui la commissione del Comune sintetizza non solo i motivi che hanno portato all'esclusione del raggruppamento che, in prima battuta, si era aggiudicato l'appalto, ma anche tutte le tappe piuttosto concitate delle ultime settimane. Già dai primi di marzo si è sviluppato un dettagliato dialogo tra la commissione e il raggruppamento vincente per capire effettivamente se la mancanza di determinati requisiti tecnici di uno dei componenti potesse essere elemento distintivo. Parallelamente anche il gruppo Rcm aveva fatto richiesta di accesso agli atti ed evidenziato le presunte mancanze. A metà marzo il responsabile del procedimento chiede parere all'Avvocatura del Comune. Ma è una sentenza del 27 marzo del consiglio di Stato a sciogliere il nodo di una questione spinosa: l'adunanza plenaria del consiglio stabilisce che i requisiti messi sotto la lente di ingrandimento devono esserci. Sarà proprio su questo aspetto che si incentrerà la questione davanti ai giudici del Tar.
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