Era stato condannato a sette anni di carcere con l’accusa di aver seguito, picchiato e rapinato una donna – funzionaria dell’ufficio postale di Cava de’ Tirreni – dopo averla bloccata con la forza in ascensore. È stato assolto per non aver commesso il fatto Arturo Gemmabella, 51 anni di Roccapiemonte, finito in un’aula di tribunale con le pesanti accuse di rapina, lesioni e sequestro di persona. La sentenza, che ribalta il verdetto emesso nel maggio 2019 dal collegio del tribunale di Nocera Inferiore, è stata pronunciata dalla Corte d’Appello del tribunale di Salerno (presidente Cavaliero) che ha accolto in pieno la tesi difensiva rappresentata dai legali dell’imputato, gli avvocati dello studio Marcello Giani, Adriana e Alessandro Giani. Sono state quindi cancellate le accuse a carico dell’imputato che in primo grado era stato condannato anche al risarcimento del danno. Ma c’è di più. Oltre alla revoca delle statuizioni civili, la Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura a carico della donna che denunciò l’episodio e di altre cinque persone: si tratta degli ispettori di polizia che espletarono le indagini che portarono a formalizzare le accuse a carico di Gemmabella. Tra loro, c’è anche un ispettore, cognato della vittima. La Procura ipotizza a loro carico i reati di falso ideologico, falsa testimonianza e calunnia.
La vicenda che ha trascinato l’uomo davanti ai giudici risale al 20 agosto del 2015 quando, secondo la tesi accusatoria, la funzionaria dell’ufficio postale di Cava de’ Tirreni fu aggredita: qualcuno le infilò un secchio di plastica sulla testa e poi la spinse nell’ascensore di un condominio. Qui la malcapitata fu picchiata selvaggiamente e rapinata. Trasportata in ospedale, fu sottoposta ad un delicato intervento chirurgico. L’allarme scattò immediato al centralino del commissariato di Cava de’ Tirreni e una volante si precipitò al pronto soccorso. Le indagini, espletate attraverso l’ausilio dei filmati delle telecamere di videosorveglianza installate dagli esercizi commerciali di via Veneto, ritennero di individuare nel 51enne di Roccapiemonte il responsabile della rapina. In molti file video l’uomo, vestito con una camicia blu, appariva, infatti, con un secchio in mano. Bastò questo a far scattare le manette ai polsi di Gemmabella condannato in primo grado a 7 anni di reclusione. Il colpo di scena è arrivato nel corso del processo di secondo grado quando gli avvocati Adriana e Alessandro Giani hanno evidenziato molte discrepanze investigative, prima tra tutte la circostanza riferita dalla vittima al pronto soccorso e confermata nel dibattimento: il rapinatore aveva una camicia bianca e non blu come quella indossata da Gemmabella.