Pippo Pelo «Trent'anni d'amore con Kiss Kiss, io e la radio una sola cosa»

Pippo Pelo «Trent'anni d'amore con Kiss Kiss, io e la radio una sola cosa»
di Silvia De Cesare
Mercoledì 17 Giugno 2020, 10:00
3 Minuti di Lettura
Immaginava un futuro nello spettacolo, ma mai di appassionarsi al mondo della radio, una scatola scoperta per caso che contiene il suo mestiere da 30 anni e di cui non può fare a meno. Cuffie, risate, mille compagni di viaggio ed approfondimenti ai microfoni di Kiss Kiss. Era il 1990 quando il network nazionale gli propose la conduzione de «Il pelo nell'uovo», un programma nel quale avrebbe esordito andando a caccia dei difetti dei suoi ascoltatori e che gli avrebbe cambiato il destino e perfino il nome da Cesare Falcone a Pippo Pelo, «un cambio che all'inizio non presi bene. Col tempo mi ci sono affezionato. È un nome facile che diverte e funziona».

La sua prima volta in radio?
«Prima dei miei 30 anni con la famiglia di Radio Kiss Kiss, ne ho trascorsi 6 a Radio Bussola. Un amico mi citofonò dicendomi che avevano aperto una radio sotto casa mia, a Torrione. L'editore di allora, Nino Senatore, mi provinò e mi diede l'ok. Conducevo Svegliarello in fm. Bellissimi ricordi».

Faceva anche teatro
«Con Ugo Piastrella. Forse all'epoca il Teatro Nuovo non esisteva ancora. Poi ho lavorato con Salemme, ma nel 1993 scelsi la radio. Anche se, confesso, la mia voce non mi piace. La recitazione però negli anni è tornata a bussare alla mia porta regalandomi camei preziosissimi con Siani, Beppe Fiorello e tanti altri».

Cos'è per lei la radio?
«Mi sento la radio. Ho scoperto la potenza e la bellezza di questo media caldo col tempo. Ha significato poter lavorare con la musica e mi ha permesso di esprimermi senza filtri».

La radio è cambiata?
«Quando conducevo Facciamo Candy Candy, premiato tra l'altro con un Telegatto, non esistevano cellulari, social e la gente si radunava nelle case per ascoltarmi. L'avvento della tecnologia ha sicuramente mutato alcuni aspetti ma non ha certo, come si era detto, decretato la morte della radio, anzi. Oggi internet è un supporto molto importante che ha migliorato la radio, contribuendo ad un rapporto più diretto con gli ascoltatori. All'inizio le piattaforme digitali facevano paura, si temeva potessero diventare un'alternativa forte, ma questo non è accaduto».

Per lei la radio è?
«Uno strumento di aggregazione, un mezzo attraverso il quale fare compagnia. Ne ho avvertito ancora di più l'importanza durante il Covid. Ho conservato centinaia di messaggi in cui le persone mi hanno ringraziato per aver dato loro un'occasione per distrarsi. La gente ha sofferto tanto la mancanza di relazioni. Mi sono industriato come un operatore sanitario per trovare la cura giusta, anche se fatta di parole. L'ispirazione l'ho colta dal calore umano. A differenza della tv non c'è l'immagine che fa da spartiacque; con la radio si arriva all'anima delle persone. Si percepiscono le loro emozioni che tornano come il più bello dei boomerang».

Il suo oggi è Pippo Pelo Show, ha da poco terminato Vieni da me con Caterina Balivo. Domani?
«Conduco questo morning show con l'amica e collega Adriana Petro. Mi piacerebbe avere un programma televisivo tutto mio, anche notturno. Ma la radio non la lascerò mai».

Se oggi è un'istituzione a chi deve dire grazie?
«A Lucia Niespolo, il mio editore. I suoi consigli sono stati fondamentali e mi hanno consentito di continuare a vivere nella mia amata Salerno e di godere dei miei affetti ed amici più cari, pur arrivando, via radio, a tutta Italia». 
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