I pirati della Dogana, spesa nei container:
«Ma meloni non ne arrivano più?»

I pirati della Dogana, spesa nei container: «Ma meloni non ne arrivano più?»
di Petronilla Carillo
Mercoledì 6 Maggio 2020, 06:50 - Ultimo agg. 09:20
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«Ho pronte settanta patane... Le prendo e te le porto e ti do pure la mazzetta, io problemi non ne tengo». I containers del porto di Salerno erano, per loro, un deposito nel quale andare a prendere tutto ciò che poteva servire. Anche colla, forbici, pacchetti di noccioline o frutta nel caso in cui «il funzionario ha un calo di zuccheri». Insomma, di tutto e di più secondo criteri di condivisione tra operatori e funzionari delle dogane. E la moglie di qualche funzionario dell’Agenzia delle dogane è stata intercettata dai finanzieri del Gruppo Salerno anche mentre faceva richieste. «Ma meloni, non ne arrivano più?». «Ma mica arrivano sempre, dai... ti ho preso cinque panni in microfibra», gli risponde il marito. Un «sistema», come lo ha definito il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, andato avanti nell’«impunibilità» anche quando gli indagati hanno capito di essere al centro di un’indagine della guardia di finanza attraverso «una sistematica omissione di controlli ed una allarmante contiguità tra funzionari doganali e operatori commerciali, oltre che la ripetuta consumazione di azioni predatorie compiute sulle merci contenute nei containers».
 


L’inchiesta parte nell’aprile del 2018 e, di fatto, si conclude ad agosto dello stesso anno. A dare il via alle indagini è una segnalazione arrivata presso gli uffici del Gruppo Salerno (agli ordini del colonnello Sebastiano Barbato) dall’Ufficio europeo per la lotta all’antifrode relativamente ad una partita di tabacchi per narghilè che sarebbe dovuta transitare per il porto di Salerno ma che, di fatto, non sarebbe mai arrivata fisicamente nei container diretti poi in Africa causando un buco di oltre un milione di euro. Su questa segnalazione i finanzieri hanno lavorato portando alla luce una serie di altri traffici illeciti, come un giro illegale di rifiuti destinati sempre al continente africano. 

L’operazione Tortuga ha «smantellato» quasi per intero l’ufficio della Dogana di Salerno coinvolgendo ben 17 funzionari (tra i quali il direttore dell’epoca, Stefano Fasolino, e il funzionario delegato Felice Pessolano), sei funzionari sanitari, ventidue spedizionieri, 10 operatori portuali, ma anche due avvocati penalisti, un dipendente amministrativo dell’Ufficio Registri della procura di Salerno, un militare della guardia di finanza, e dieci persone (in gran parte imprenditori interessati alle “agevolazioni”).

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