Luca il pistolero e i raid con il cane:
«Ho sparato, mi erano antipatici»

Luca il pistolero e i raid con il cane: «Ho sparato, mi erano antipatici»
di Nicola Sorrentino
Venerdì 25 Maggio 2018, 06:40 - Ultimo agg. 17:12
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«So quello che ho fatto ma non so perché. Ho sparato a più persone, non ricordo quante. Alcune le avevo già viste. Mi erano antipatiche». Sono queste le prime parole che Luca Criscuolo avrebbe detto ieri mattina al suo legale Andrea Vagito, durante il colloquio nel carcere di Fuorni dove è ristretto da mercoledì sera, in stato di fermo, per tentato omicidio, danneggiamento e porto abusivo d’armi. Il giorno dopo i sette raid consumati a colpi d’arma da fuoco tra Cava, Sarno, Pagani e Nocera, sono ancora troppe le domande senza risposta. 

Chi è Luca Criscuolo, questo 27enne figlio di onesti lavoratori e con un fratello maggiore poliziotto a Roma, che ha agito alla maniera di un terrorista, armato di una semiautomatica Glock 9,21 per ben tre giorni? Chi lo conosce, non ha dubbi: «Un bravo ragazzo, ma da anni non era più lo stesso. Sono incredulo - racconta un amico del liceo - perché anche se era cambiato, non pensavo potesse compiere azioni del genere». 

Quando ha sparato a Mariapia a Cava e a Luigi Manzo, a Nocera Inferiore, Luca era con il suo cane, Charlie. «Il mio unico amico», diceva a molti, tanto da tatuarsi un’impronta di cucciolo sul braccio destro, oltre che filmarlo in decine di video diffusi sui social. «Il cane era la sua ultima passione. Erano una cosa sola. Una volta lo affidò ad una ragazza che neanche conosceva, mentre consumava un caffè». Un avvocato che pure ricorda bene il volto del ragazzo, aggiunge: «Mi fermava per strada, facendo giocare il suo cucciolo con il mio. Lo ricordo gentile ed educato, ma negli ultimi giorni era scuro in volto, ombrato». 

Era cambiato Luca, sì. Nella sua vita c’è uno spartiacque che separa il periodo degli studi da quello più recente. Ottimi voti al Liceo scientifico “Nicola Sensale”, Luca è un ragazzo brillante e rispettato. Passa dalle lezioni di karate al tifo per l’Inter, le scommesse sportive, le gite, la musica rap e i cantanti neomelodici. Una vita da adolescente, tra feste e una comitiva nutrita di amici, fino alle prime fidanzate. Poi arriva il buio, nel quale gli inquirenti dovranno scavare per dare un senso alla sua follia.

Due gli episodi che - assicura chi lo conosce - lo avrebbero segnato. La morte di un amico nel 2009 dopo un incidente stradale - si tatuerà il nome sul braccio - e la separazione dei genitori. La madre infermiera in un laboratorio d’analisi, il padre a gestire una ditta edile. Luca vive con la madre, ma aiuta anche il padre a lavoro. Si laurea in Scienze del Turismo per via telematica, poi trascorre qualche anno a Roma, in compagnia dello zio stilista. Qualcosa poi cambia, in primis nell’aspetto fisico, con tanti chili accumulati nel tempo. Poi anche nelle abitudini, con la scoperta della droga, gli stupefacenti, i primi spinelli. Quel mondo lo avvolge tanto da spingerlo in una comunità per tossicodipendenti, da dove pare fosse uscito pulito.

Sui social appare sempre da solo. Tante foto senza alcuna didascalia. Sono sempre lui e Charlie, il Jack Russell che non lo lascia mai. Anche quando si è attribuito i raid di fuoco, Luca parlava al plurale: «Noi; Siamo». Lui e Charlie. 
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