Fiumi di droga dell'Isis arrivati nei container al porto di Salerno, caccia al narcos siriano

Individuato l'uomo che ha gestito il traffico

Fiumi di droga dell'Isis arrivati nei container al porto di Salerno, caccia al narcos siriano
di Angela Trocini
Sabato 18 Febbraio 2023, 08:19
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Ha un nome e un cognome chi aveva spedito le quattordici tonnellate di Captagon, le pasticche prodotte in Siria dall'Isis per finanziare il terrorismo, e le tre tonnellate di hashish sequestrate a giugno 2020 nel porto di Salerno e occultate all'interno di container commerciali provenienti dalla Siria e destinati in Libia ed Arabia Saudita.

Si tratta del cittadino siriano Taher Al Kayali, 63enne, raggiunto da una misura cautelare in carcere emessa dal gip Francesco Guerra del Tribunale di Salerno, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L'uomo è attualmente latitante in quanto non sarebbe più sul territorio italiano, ma le ricerche dei militari del Nucleo di polizia economico finanziaria (agli ordini del tenente colonnello Claudio Molinari) del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno continuano a ritmo serrato coinvolgendo anche autorità estere.

La misura cautelare a carico del cittadino siriano, infatti, scaturisce dagli approfondimenti investigativi avviati, dai finanzieri del Pef, subito dopo l'ingente sequestro (le pasticche erano nascoste sia in cilindri di carta in multistrati, in modo da celare allo scanner il contenuto, sia all'interno degli ingranaggi di quattro macchine industriali e negli ingranaggi, chiusi con dei tappi, erano stati ricavati degli spazi in cui nascondere le amfetamine) e che già hanno portato a individuare - quali responsabili - un soggetto di origini siciliane ma residente in Svizzera, il 47enne Alberto Eros Amato e dello spedizioniere doganale salernitano Giuliantonio Apicella di 51 anni, ritenuti responsabili dell'intermediazione logistica dei carichi dello stupefacente e già raggiunti da misura cautelare ad agosto 2021.

Per Amato c'è già stata la condanna, sia di primo che di secondo grado, a dieci anni, mentre per Apicella il processo è ancora in corso.

Contestualmente gli investigatori erano alla ricerca del mittente della droga dell'Isis (utilizzata anche da chi commette gli attentati), in un primo momento rimasto sconosciuto, ma con il prosieguo dell'attività investigativa individuato in Al Kayali attraverso l'analisi dei telefoni cellulari da cui sono stati estrapolati alcuni messaggi whatsapp e telegram che il siriano avrebbe scambiato con Amato per fornire a quest'ultimo istruzioni sulle procedure da seguire per realizzare il programma criminoso: con la pratica del «tramacco», consistente nel trasferire la merce di copertura dagli originali container in altri di nazionalità italiana, in modo da far perdere le tracce della provenienza del carico e giustificando ciò con documentazione commerciale di accompagnamento emessa da aziende compiacenti.

Insomma si doveva eliminare ogni indizio che facesse risalire all'origine siriana della spedizione (Paese inserito in black list del sistema doganale), proprio per evitare le ispezioni doganali a cui sarebbero stati sottoposti negli scali intermedi i container con la droga. Si è riusciti ad arrivare all'individuazione del mittente anche attraverso una fitta collaborazione tra i finanzieri salernitani e le autorità tedesche alla luce di un procedimento giudiziario presso la procura di Essen, per analoghi fatti di traffico internazionale di stupefacenti ed anfetamine sempre provenienti dalla Siria: da qui si è ipotizzata l'esistenza di una rete criminale dedita al traffico internazionale di Captagon vicina alle autorità siriane con agganci strategici nel porto di Latakia dove esisterebbe una potente cellula delinquenziale coordinata da operatori doganali, spedizionieri, organi di controllo e altri soggetti che presterebbero la loro opera per il sistematico invio di ingentissime partite di stupefacenti.

E a carico di Al Kayali ci sarebbero anche le dichiarazioni di uno dei principali indagati nel procedimento tedesco, oltre le informazioni rese sul vertiginoso business messo in piedi dalle organizzazioni criminali filosiriane sulla complicità di soggetti addetti ai controlli doganali e sulla riconducibilità ad ambienti siriani di alcuni esponenti di spicco che gestiscono a Latakia tali affari illeciti.
 

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