Da un lato le difese che provano a smontare il castello di accuse della procura di Salerno, dall’altro gli stop al teste, il vicecommissario D’Ecclesia della Squadra mobile, imposto dai pm. Il processo alle coop sociali, che vede per ora al banco degli imputati soltanto l’imprenditore Fiorenzo (detto Vittorio) Zoccola - difeso dagli avvocati Giuseppe Della Monica e Gaetano Manzi - e il politico Nino Savastano - avvocati Agostino De Caro e Giovanni Annunziata - entra nel vivo e, nell’udienza di ieri, vengono fuori anche alcuni dettagli sull’indagine che ha travolto il governatore Vincenzo De Luca, destinatario a novembre scorso di un avviso di garanzia proprio per corruzione politica: il lavoro degli inquirenti sarebbe ora concentrato sui pizzini trovati nella sede di 3SS, la coop di riferimento di Zoccola, e destinati al presidente della Regione; sulle tessere elettorali «vendute» da una serie di persone i cui nomi e cognomi compaiono su quei memorandum; infine sulle opere richieste dall’imprenditore al politico, ex sindaco di Salerno. È proprio su una domanda che riguarda i pizzini che insorgono i pm (i sostituti procuratori Elena Cosentino e Guglielmo Valenti) ricordando al collegio che non c’è alcuna contestazione nel fascicolo riguardo questo sequestro in quanto oggetto di indagine parallela. Una affermazione sulla quale, poi, il tiro viene corretto: «potrebbe essere oggetto di altra indagine». La domanda riguardava le opere chieste al governatore e poi realizzate. Per ora, emerge dalla discussione poi bloccata: «la rotatoria di via Rocco Cocchia sì», risponde il poliziotto teste.
Tra i documenti sequestrati dagli agenti della Squadra mobile non ci sarebbero riferimenti all’ex assessore comunale, nonché candidato al Consiglio regionale (e poi eletto), Savastano.
Nel corso del controesame del vicecommissario, i legali di Zoccola chiedono se, nel fascicolo agli atti del processo, ci sia una denuncia presentata dall’imprenditore nel 2018 contro il rup del procedimento (sempre il dirigente indagato nell’inchiesta madre Luca Caselli, ndr) e i commissari di gara per abuso d’ufficio ed inquinamento della stessa. Lapidaria la risposta di D’Ecclesia: no. Ma su quella stessa gara, sulla quale poi le carte dell’inchiesta parlano di un accordo raggiunto, ci fu anche un ricorso al Tar vinto da Zoccola. E, su questo, le carte dell’inchiesta sono molto precise. Ma, su questo punto ci sono altri indagati eccellenti che sarebbero intervenuti per «convincere» il rup a modificare alcuni aspetti.