Processo ai pony express della droga,
il pm chiede 175 anni di carcere

Processo ai pony express della droga, il pm chiede 175 anni di carcere
di Angela Trocini
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 06:30 - Ultimo agg. 07:01
2 Minuti di Lettura
Mano pesante del pm Elena Guarino per gli spacciatori che, dalle basi operative nei rioni Petrosino e Calcedonia, spacciavano cocaina, eroina e metadone a Salerno, ma anche in comuni limitrofi. Il magistrato antimafia, al termine della requisitoria pronunciata davanti al gup Vincenzo Pellegrino del Tribunale di Salerno dove si sta celebrando il rito abbreviato, chiede condanne a 20 anni per Gerardo Pastore (ritenuto a capo del gruppo del rione Petrosino) e 15 anni e 6 mesi ciascuno per Vincenzo Copina, Massimo Di Domenico, Virginia Fortunato, Guido Errico, Alessandro Maiorano, Laura Napoletano, Vincenzo Pisapia, Marco Russomanno, Rosario Santoro e Vincenzo Senatore. Complessivamente 175 anni di carcere.

Lo spaccio, come ricostruito dalle indagini della Squadra Mobile di Salerno coordinate dalla Dda, avveniva davanti a luoghi di maggiore aggregazione dei giovani, come l'Apollo, il liceo Tasso e la scuola di Calcedonia. In pochi mesi le due bande costituite anche su basi familiari, secondo l'accusa, avrebbero immesso sul mercato degli stupefacenti fino a 50mila dosi di droga. Entrambi i sodalizi avevano organizzato un vero e proprio call center con utenze telefoniche dedicate per ricevere le richieste e gestire le successive consegne che avvenivano attraverso altri pusher che si spostavano come fattorini a bordo di ciclomotori (che venivano cambiati molto spesso per evitare di essere individuati dalle forze dell'ordine) ragiungendo i luoghi concordati a telefono. I pony express, per alcune cessioni, raggiungevano anche le case dei tossicodipedenti ristretti ai domiciliari. Le accuse vanno dall'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla successiva cessione con l'aggravante di aver spacciato droga di scadente qualità e nei pressi di luoghi frequentati da minorenni come scuole e centri di aggregazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA