Dal seme alla tavola. È questo il nome di un progetto di filiera etica promosso dall’associazione “No Cap”, ovvero “no al caporalato”, avviato a settembre e presentato ieri mattina nell’azienda Organizzazione di Produttori “La Maggiolina” di Eboli. L’obiettivo dell’iniziativa è opporsi, in modo concreto, allo sfruttamento dei lavoratori agricoli nella Piana del Sele. L’azienda, che produce insalatine biologiche, ha assunto nuovi lavoratori, molti dei quali hanno alle spalle situazioni di disagio e hanno subito varie forme di vessazioni. Tutti i contratti sono assolutamente regolari e le paghe sono conformi alla legge. Non solo. I lavoratori avranno a disposizione un appartamento grazie all’aiuto dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno (ieri era presente l’arcivescovo Andrea Bellandi) per il tramite della Fondazione Caritas Salerno mentre a svolgere il ruolo di coordinatore sarà Antonio Bonifacio, responsabile diocesano e regionale della Fondazione Migrantes. In più, agli assunti sarà garantita la disponibilità di un mezzo di trasporto gratuito per raggiungere l’azienda dalla propria abitazione in modo autonomo (uno degli strumenti di sfruttamento da parte dei caporali è il controllo del trasporto). L’azienda, guidata dal titolare Santo Bellina, fornirà prodotti a marchio “No Cap”, che saranno commercializzati nei supermercati della rete presenti in tutta Italia.
Partner del progetto l’associazione “Frontiera Sud” di Campolongo, guidata da Giuseppe Grimaldi, che si occuperà del rapporto tra migrante e territorio, mentre il centro di accoglienza Caritas di Villa Falcone e Borsellino, sempre a Campolongo, ha contribuito a individuare alcuni migranti da inserire nel progetto e ha dato supporto legale e amministrativo insieme alla Caritas della diocesi di Teggiano-Policastro (attraverso il progetto Sipla Sud, il cui referente è Alvaro D’Ambrosio).
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