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Incendio al Ruggi, la paura: «Quella malata di tumore che gridava: aiutatemi non voglio morire bruciata»

Gli attimi vissuti l'altra notte in pronto soccorso raccontati da uno dei sanitari presenti

Una corsia d'ospedale
Una corsia d'ospedale
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Sabato 3 Dicembre 2022, 08:19 - Ultimo agg. : 14:18
3 Minuti di Lettura

«Sono stati momenti di paura e di confusione, perché i malati si sono mischiati, non avendo il bracciale di riconoscimento. L'evacuazione del reparto è stata effettuata dal personale che c'era, senza alcun coordinamento e la presenza di qualcuno della direzione». A raccontare gli attimi vissuti l'altra notte in pronto soccorso è uno dei sanitari presenti, che segnala le difficoltà che si vivono in reparto. «I pazienti erano spaventatissimi - ricorda il paramedico - Li abbiamo portati davanti al triage e messi nei corridoi. Sono stati per quattro ore, in un'area senza riscaldamenti. L'evacuazione del reparto è stata effettuata dal personale che c'era, senza alcun coordinamento e la presenza di qualcuno della direzione. I pazienti dovevano essere trasferiti nei reparti, al caldo, e non restare lì. C'erano pazienti critici e bisognava esserci, come lo eravamo noi infermieri, operatori socio-sanitari, medici e gli altri. Parliamo del reparto più grande della provincia di Salerno, che se la gioca col Cardarelli per il numero di arrivi».

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Si sono vissuti, secondo l'operatore, attimi di grande confusione. «I malati si sono mischiati - continua - non avendo più un bracciale di riconoscimento. In pronto soccorso non c'è sicurezza per il paziente e per il personale». Il pronto soccorso del Ruggi sconta il più alto numero di accessi tra i nosocomi campani, con una media di 300 accessi quotidiani e punte anche di 400. Di conseguenza, lo stazionamento dei pazienti, sovente, supera addirittura le 72 ore, a fronte delle indicazioni del ministero della Salute, che prevedono quale tempo di permanenza in pronto soccorso per un paziente destinato al ricovero un limite massimo di 8 ore dal momento della presa in carico. A fronte dei circa 29 box presenti in reparto (ad eccezione delle aree di isolamento), si registra, poi, una presenza di pazienti in carico ai medici e agli infermieri triagisti nel numero di circa 40 e con punte oltre i 50. Condizioni che necessiterebbero di un intervento ad ampio respiro, per i pazienti e per il personale, e che rappresentano un limite alla qualità delle cure e all'assistenza erogata. «In pronto soccorso mancano i percorsi e non si sa quale strada usare, in caso di emergenza, per portare in salvo i pazienti - racconta il sanitario - L'allarme antincendio non funzionava, tant'è vero che ci siamo accorti dell'incendio quando il fumo era arrivato già al terzo piano e quindi alle sale operatorie. Tutto è iniziato intorno alle due. Alle quattro era già tutto pieno di fumo. C'erano la bellezza di 63 pazienti, quando in pronto soccorso devono essere massimo 32. Pazienti buttati sulle barelle, tra i quali diversi pazienti oncologici. Ho ancora davanti agli occhi la scena di una paziente oncologica che diceva aiutatemi, aiutatemi, non voglio morire bruciata».

Il Ruggi risponde a circa 140mila accessi all'anno, con una mancanza di camici bianchi pari a 25mila 320 ore. Attualmente, si stima che le visite eseguite in pronto soccorso per pazienti non urgenti siano comprese tra il 33 e il 50 per cento. Il flusso inappropriato genera il noto problema del sovraffollamento. Le cause non sono imputabili, però, unicamente agli accessi impropri, ma anche all'impossibilità di inviare nei reparti i pazienti che necessitano di ricovero. Pertanto si assiste all'aumento dell'attesa. «È degradante il fatto che la dignità del malato non venga proprio calcolata, anche perché è da tempo che si denuncia lo stato di difficoltà che vive il pronto soccorso - conclude il sanitario - Il paziente dovrebbe avere la priorità, andare in reparto e non sostare in pronto soccorso. Bisogna intervenire. Si sono licenziati tanti bravi medici, con vent'anni di pronto soccorso alle spalle, per il clima, la disorganizzazione. Qualcuno dovrebbe porsi qualche domanda. Negli ultimi tempi sono arrivati medici giovani, ma non hanno esperienza e sono lasciati al loro destino».
sa.ru.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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