Salonen & Wagner,
Ravello Festival al via

Salonen & Wagner, Ravello Festival al via
di Donatella Longobardi
Sabato 30 Giugno 2018, 10:43
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Era ancora notte, il 5 agosto scorso. Nell'aria rarefatta c'era l'eco delle note intense del «Così parlò Zarathustra» di Strauss. Esa-Pekka Salonen e Alessio Vlad non parlavano del concerto appena concluso ma del prossimo appuntamento del celebre maestro finlandese al Ravello Festival. Così oggi, giorno del suo sessantesimo compleanno, sarà lui, alla guida della Philharmonia Orchestra di Londra, ad inaugurare la rassegna. Quasi due mesi di eventi, un equilibrato mix di musica sinfonica, jazz e tanta danza con le presenze illustri, tra gli altri, di Bill T.Jones, Alessandra Ferri, Svetlana Zakharova.

«Quello con Salonen è un rapporto che si vuole consolidare», conferma Vlad, direttore artistico della sezione musica, «speriamo di portarlo qui anche il prossimo anno. Mi piace l'idea di fidelizzare alcuni musicisti con il luogo». Il luogo è il magico belvedere di Villa Rufolo a picco sul mare, una location unica al mondo che tanto colpì il musicista, direttore da dieci anni della prestigiosa compagine inglese: «Torno a Ravello con grande gioia. Anche i professori della Philharmonia sono felici di essere di nuovo qui in questo festival legato al nome di Wagner, un autore cui dedichiamo tutta la serata». Perché se lo scorso anno Salonen s'era limitato ad un omaggio al genius loci con l'ouverture da «I maestri cantori di Norimberga» ora la locandina annuncia solo musiche di Wagner nel ricordo della visita che il compositore compì a dorso di mulo fino allo straordinario panorama destinato a ispirargli il Giardino di Klingsor del «Parsifal».

Dunque il preludio da «Tristan und Isolde», quindi l'addio di Wotan da «Die Walküre», e, da «Il crepuscolo degli dei», alba e viaggio di Sigfrido sul Reno, morte e marcia funebre di Sigfrido, olocausto di Brunilde. Solisti il soprano Michelle DeYoung e il baritono James Rutheford.

Un programma complesso che è come un viaggio nei leitmotiv wagneriani di cui il maestro è uno degli interpreti di punta del panorama internazionale, protagonista tra l'altro di un singolare progetto «The Tristan project», realizzato nel 2004 tra Los Angeles e New York con il regista Peter Sellars e i video dell'artista concettuale Bill Viola: «Il mio intento», ha detto Salonen, «era quello di trovare una strada per portare Wagner nel ventunesimo secolo e ho pensato che Viola potesse aiutare dopo aver visto un suo lavoro molto suggestivo al Getty Museum di Los Angeles, The passions. Ho pensato che quest'artista avrebbe potuto far fronte a Wagner, un autore abituato a lavorare con incredibili archi e periodi di tempo molto lunghi. Ma, al di sotto di una superficie apparentemente statica, nella sua opera c'è un'intera sottocultura di torrenti e energie che scorre perché Wagner rappresenta una sorta di collisione tra nuovo e antico. In tal senso la mia esperienza esecutiva è stata molto più profonda di quello che mi sarei aspettato dopo un semplice ascolto delle sue opere».

Ed è quest'esperienza che ha spinto Salonen, che è anche un compositore legato alle istanze musicali del 900 a occuparsi sempre più spesso del genio di Bayreuth e a decidere di offrire al pubblico campano un concerto interamente realizzato da musiche operistiche saltando da un celebre titolo all'altro: «Lo stesso Wagner dirigeva in concerto una selezione delle sue opere, talvolta con scelte che oggi ci appaiono sorprendenti. E nel fare questo in forma di concerto non vedeva ostacoli insormontabili. È chiaro che molto spesso, quando si riduce un'esperienza a un solo aspetto, dunque eliminando la parte scenica, si costringe gli ascoltatori a riempire gli spazi con la fantasia. Ma in tal modo le nostre menti creano una narrazione interna legandola alle informazioni acustiche. Ciò potrebbe non essere identico all'effettiva intenzione dell'autore, ma può comunque essere molto potente e trascinante».

«In fondo ognuno può immaginare un suo allestimento chiudendo gli occhi», fa eco Vlad: «Purtroppo a Ravello è complicato mettere in scena un'opera completa, dobbiamo accontentarci delle compilation», aggiunge ricordando l'esperienza del «Parsifal» con Placido Domingo diretto da un giovanissimo Valery Gergiev ventun anni fa proprio a Villa Rufolo: «Il festival esiste proprio perché si vuole ricordare l'episodio della vita di Wagner e il suo rapporto con la costiera». Anche per questo sarà la musica di Wagner dopo averla aperta, a chiudere la rassegna il 25 agosto, con il concerto della Deutsche Oper Berlin diretta da Donald Runnicles, chiamata ad eseguire brani da «Tannhäuser», «Lohengrin» e lo stesso preludio da «Tristan und Isolde» proposto in apertura da Salonen.
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