Restò ustionato durante l'operazione, poi morì dopo un mese. Il gip: «Non fu colpa dei medici»

Restò ustionato durante l'operazione, poi morì dopo un mese. Il gip: «Non fu colpa dei medici»
di Nicola Sorrentino
Venerdì 22 Giugno 2018, 18:17 - Ultimo agg. 23 Giugno, 08:43
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PAGANI. Si opera, resta ustionato e muore dopo un mese dal ricovero. Ma per Procura e Gip non vi fu acuna colpa dei medici. Si chiude così l'indagine per cinque professionisti, compresi due infermieri, accusati della morte di Domenico Zefferico, 65enne di Andria morto all'ospedale di Pagani nel mese di settembre del 2016. L'uomo era giunto nell'Agro per un cancro al fegato. Il 3 agosto di quell'anno fu sottoposto ad un intervento di chirurgia elettrochemioterapica, che prevedeva l’applicazione, attraverso un macchinario specifico, di un catetere per la trasmissione di impulsi elettrici che avrebbero dovuto “colpire” la metastasi presente nel fegato.

Al termine dell’operazione, una scintilla proveniente da uno degli aghi interessò parte del disinfettante presente sul corpo dell’uomo, generando una fiamma. Le ustioni interessarono la parte destra del corpo, tra collo e schiena L’equipe medica riuscì a spegnere il fuoco grazie ad un estintore presente in sala. Un mese dopo, il 2 settembre, ci fu il decesso. Domenico Zefferino era giunto al polo oncologico di Pagani dietro un consulto fatto in terra pugliese, da un oncologo della zona. Successivamente, aveva deciso di mettersi in lista per un ricovero, giungendo nell’Agro nocerino sarnese. Le prime cure cominciarono ufficialmente il 16 luglio, poi il 3 agosto l’intervento con tanto di incidente. Per la procura l'intervento e l'assistenza dei medici fu corretta, senza che vi fosse il nesso causale tra quella fiamma che divampò in sala operatoria e il loro operato. Una tesi accolta anche dal gip. Tra i legali difensori, gli avvocati Giovanni Palumbo, Alfonso Mutarelli e Giovanni Pentangelo 
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