Riapre il «Caffè» della legalità
un anno dopo la chiusura forzata

Riapre il «Caffè» della legalità un anno dopo la chiusura forzata
di Marco Di Bello
Sabato 2 Marzo 2019, 12:00
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È ufficiale: il Caffè 21 marzo, inaugurato nel luglio del 2015 alla presenza di don Luigi Ciotti, presto riaprirà i battenti. A circa un anno dalla chiusura, l'aggiudicazione del bar confiscato alla criminalità organizzata è finalmente diventata definitiva.

Era il 18 aprile dello scorso anno, quando, in mancanza di proroghe alla vecchia gestione o di una nuova gara di affidamento per una nuova conduzione, la saracinesca sul «21 marzo» calava per l'ultima volta. Da allora, solo le forti polemiche sui ritardi burocratici hanno consentito di portare a termine l'assegnazione del bene. Di fatto, però, solo in questi giorni gli uffici del settore tecnico stanno completando un iter lunghissimo, ufficializzando l'affidamento alla Cooperativa Sociale Freedom.
 
Saranno Ilaria Sole, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione, Anita Ciraudo, come vice presidente, e Angelo Mammone, consigliere, a gestire l'esercizio commerciale per i prossimi anni. Si tratta per lo più della stessa squadra, che, negli ultimi tre anni di gestione, ha portato avanti il progetto sociale del «21 marzo». Non è un caso, quindi, che la proposta presentata in sede di bando di affidamento, abbia preso il nome di «Caffe21marzo 2.0». Una nuova formula di riutilizzo del riuscito progetto di riuso di un bene confiscato alla criminalità, che punta a diventare luogo di riferimento per la lotta contro la criminalità stessa. L'offerta della cooperativa è stata l'unica pervenuta agli uffici entro l'11 luglio scorso, data in cui era prevista la scadenza per la partecipazione alla gara. Da allora sono stati necessari altri quattro mesi per l'aggiudicazione provvisoria, firmata a novembre scorso fra mille polemiche sui ritardi, e altri quattro mesi per l'aggiudicazione definitiva, giunta solo adesso. Dalla chiusura del bar all'assegnazione definitiva sono trascorsi undici mesi, durante i quali tutto il lavoro portato avanti nei tre anni precedenti è stato, di fatto, gettato al vento. Qualche altro giorno sarà necessario per riavviare l'attività, portando di fatto a una chiusura del bar di quasi un anno. Eppure, il Caffè 21 marzo ha rappresentato una sorta di esperimento per Battipaglia, e per l'intera provincia di Salerno. Il locale sottratto alla criminalità organizzata, anche in virtù della sua peculiarità di esercizio commerciale, è stato il primo bene confiscato a essere riassegnato alla collettività in provincia di Salerno.

Non a caso, quando fu inaugurato il 10 luglio 2015, al taglio del nastro venne a Battipaglia anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera contro le mafie. Un segnale - mentre la città viveva uno dei periodi più bui della propria storia, con lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose - a sottolineare l'importanza del presidio di legalità. Alla presenza delle autorità, don Ciotti esortò all'impegno: «La prima riforma da fare in Italia riguarda le nostre coscienze - esclamò il presidente di Libera - il problema non sono le mafie, siamo noi». Un impegno ancora necessario che, forse, sarà lo stesso don Ciotti a ribadire nella prossima inaugurazione.
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