Denuncia nel Salernitano: «Nostro padre ucciso dal Covid, è stato contagiato in ospedale»

Denuncia nel Salernitano: «Nostro padre ucciso dal Covid, è stato contagiato in ospedale»
di Pasquale Sorrentino
Lunedì 25 Ottobre 2021, 06:20 - Ultimo agg. 07:17
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«Nostro padre ha contratto il Covid in ospedale e vogliamo giustizia». Lo sostengono i familiari di Luigi Santarsenio difesi dall’avvocato Massimo Puglia. Sulla cartella clinica dell’anziano di Sala Consilina, si legge che era ricoverato in un reparto dove c’erano alcuni infermieri positivi, per questo il legale e i familiari sostengono ci sia stata un’infezione nosocomiale. E non sarebbe stato l’unico. Sono quattro i pazienti morti nello stesso periodo. La storia risale al marzo dello scorso anno, in piena prima ondata da Covid. Santarsenio è morto all’età di 80 anni e i figli vogliono sapere se il suo decesso sopravvenuto il 30 di marzo si poteva evitare. Se si poteva evitare il contagio, insomma. L’uomo era di Sala Consilina e ha perso la vita nel reparto Covid allestito nell’ospedale “Luigi Curto” di Polla, un ospedale in trincea contro la pandemia. Occorre ricordare che Polla, insieme a Sala Consilina, Atena Lucana, Auletta e Caggiano, era stata inserita nella prima zona rossa del sud Italia. Una decisione legata al boom di contagi, molti dei quali collegabili al raduno dei neocatecumenali e alla prima ondata di positivi e morti.

Luigi Santarsenio in quel periodo, ovvero dal 26 febbraio al 6 marzo era ricoverato in Rianimazione, a Polla. Nel corso del tempo il suo quadro clinico è migliorato e il 6 marzo è stato trasferito nel reparto di Fisiopatologia dal quale, il 17 marzo, è stato dimesso.

Le date sono importanti perché Santarsenio è praticamente sempre in ospedale quando arriva il Covid nel Vallo di Diano. Tre giorni a casa e per Santarsenio si riaprono le porte del “Curto”. Ha un malore e sintomi legati al Coronavirus: il 20 marzo dopo il tampone positivo viene trasferito reparto Covid dove muore il 30 dello stesso mese. I familiari sin da subito hanno chiesto chiarimenti su quanto avvenuto. Anche la moglie di Luigi, Teresa che lo aveva assistito in ospedale dal 6 marzo, aveva contratto il virus ma per fortuna lei si è salvata. Subito è stata chiesta la cartella clinica del paziente, e chiamato in causa l’avvocato Puglia.

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A distanza di oltre un anno, ecco i primi passi giudiziari. Per la giornata di oggi è stato convocato l’incontro di mediazione finalizzato alla conciliazione tra gli eredi Santarsenio e l’Asl di Salerno. L’Asl di Salerno ha già fatto sapere, attraverso una nota firmata dallo studio legale, che non parteciperà alla mediazione in quanto non ci sarebbero - secondo l’azienda sanitaria - sufficienti elementi per una definizione bonaria della vertenza. Questo porterà a una citazione da parte degli eredi. «Non abbiamo proceduto a livello penale - ha riferito l’avvocato - perché il nostro scopo non è puntare il dito contro quelle persone che hanno lavorato negli ospedali in un periodo estremamente delicato, bensì con chi non ha effettuato i dovuti controlli». C’è un altro aspetto poco chiaro in questa vicenda: Luigi Santarsenio non è l’unico ricoverato in quel periodo nel reparto di Fisiopatologia ad aver perso la vita. Altri tre pazienti sono deceduti. Si tratta di Alessandro Mollica, di Polla, ricoverato in Fisiopatologia dal 2 al 22 marzo e poi trasferimento diretto nel reparto Covid dove perde la vita il 5 aprile; Michele di Mieri, di Teggiano, in Fisiopatologia dal 2 al 21 marzo, nel Covid ha perso la vita il 27 marzo; Domenico Tierno, anch’egli di Teggiano, in Fisiopatologia dal 27 febbraio al 10 marzo, poi a casa e poi, dopo un malore accusato il 19 marzo trasportato all’ospedale di Scafati (A Polla non c’è posto), dove muore il 26 marzo.

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