Rissa a Cadice: «Le ragazze urlavano
e piangevano, mai vista tanta violenza»

Rissa a Cadice: «Le ragazze urlavano e piangevano, mai vista tanta violenza»
di Petronilla Carillo
Lunedì 27 Maggio 2019, 07:38 - Ultimo agg. 19:35
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«Ho visto che litigavano, ho sentito alcune ragazze che urlavano ma io ero lontano. Poi sono arrivati i poliziotti e mi hanno detto di seguirli in caserma per essere sentito». Nicola Iannetta, 21 anni, da tre mesi a Cadice per completare gli ultimi esami del suo corso di laurea in Economia aziendale nell'ambito del progetto Erasmus, ha trascorso la nottata tra sabato e domenica in caserma. Ne è uscito soltanto ieri pomeriggio intorno alle 17. Sabato sera era con degli amici alla Mommart a festeggiare un compleanno: per l'occasione erano arrivati anche altri ragazzi da Salerno. Doveva essere un momento di festa invece si è trasformato in un incubo.

Nicola, cosa è successo?
«Eravamo in discoteca ad un certo punto i buttafuori ci hanno fatti uscire tutti, hanno detto per ragioni di sicurezza. Una volta all'esterno abbiamo sentito che c'era stata una lite ma io non mi ero accorto di nulla. Quella lite poi è continuata fuori».

Ma sei riuscito a capire, una volta in caserma, perché è scoppiata quella lite?
«No...».

Hai visto cosa è successo?
«All'inizio pensavo fosse solo una discussione come tante. Mi sono allontanato, non sapevo cosa fare poi ad un tratto una ragazza ha iniziato a piangere e urlare. È successo tutto in un attimo... solo dopo ho saputo di quel calcio alla testa. Proprio mentre mi stavo allontanando è arrivata la polizia e mi ha bloccato».

Ti hanno arrestato?
«No. Mi hanno portato in caserma perché ero lì, in quella zona. Eravamo diversi italiani, ma hanno detto solo a quattro di noi di andare solo con loro e ad alcuni locali. È stata come una retata ... hanno chiesto a tutti i presenti di salire sul loro mezzo. Ed io non mi sono opposto... Non sapevo cosa fare. Un amico ha poi telefonato a mio padre a Salerno per raccontargli cosa era accaduto. I miei genitori hanno preso il primo aereo e sono venuti a Cadice».

 
Conosci Emilio Di Puorto?
«Ci conosciamo un po' tutti...».

Ti sei spaventato?
«Beh... sì... non avevo mai assistito a tanta violenza. Io non c'entro... Stavo per i fatti miei... E non credevo che le condizioni di quel ragazzo fossero così gravi».

Lo sai che in Italia questa storia ha avuto una grande risonanza?
«No... Sono stato portato davanti al giudice che ha sentito la mia versione dei fatti e si è reso conto della mia totale estraneità... È da un'ora che il mio incubo è finito e ora sto con i miei genitori. So di un video choc, terribile... E so che proprio quel video conferma la mia versione dei fatti».

Sei a metà percorso Erasmus. Ora cosa vuoi fare? Resti a Cadice?
«Ora sono molto confuso...Sono stanco e mi sto riprendendo...In questo momento non so cosa fare...».

Tuo padre dice che sei determinato e che resterai in Spagna...
«Sì, può essere... ora voglio prima parlare un po' con i miei genitori, confrontarmi con loro e poi deciderò con calma. Sono prossimo al diploma della triennale e voglio fare i due anni di specialistica. Per seguire Erasmus ho anche preso una pausa dal campionato di baseball (gioca con la Thunders Salerno in serie B, ndr) non vorrei gettare all'aria tutti i sacrifici che sto facendo».

Insomma.... di sabato sera davvero non puoi dirci null'altro?
«No. Io ero con i miei amici di Salerno. Da un'altra parte della discoteca e non dove sarebbe iniziata la discussione... Non conosco neanche i motivi che hanno portato i due ragazzi a litigare. Mi dispiace solo tanto per tutto ciò che è accaduto ma di cui io non ho alcuna responsabilità... Non sono cose belle. Non è bello che una serata di divertimento si trasformi in tragedia».
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