Rissa nella Notte Bianca: i bulli obbligati a fare volontariato

A scatenare la rissa fu un episodio banale: il rimprovero per essersi seduto sullo scooter di un altro ragazzo

Un'aula di giustizia
Un'aula di giustizia
di Viviana De Vita
Sabato 21 Gennaio 2023, 06:50 - Ultimo agg. 15:53
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Volontariato in parrocchia, impegno nello studio e un percorso di relazione e confronto tra tutti i protagonisti della rissa per superare il conflitto. C’è anche questo nel programma di messa alla prova disposto dal tribunale per i minorenni a carico dei 13 protagonisti della maxi rissa scatenatasi a luglio scorso in piazza Gian Camillo Gloriosi a Torrione durante la Notte bianca. A deciderlo, ieri, è stato il giudice del tribunale per i minorenni Fiore che, all’esito del rito abbreviato, ha accolto la richiesta avanzata dai legali dei ragazzi, gli avvocati Francesco Rizzo, Giuseppe Pepe, Michele Tedesco, Agostino De Caro e Cecchino Cacciatore. Otto mesi di messa alla prova per i ragazzi del gruppo “A” ai quali sono state ascritte le condotte più violente e sei mesi per quelli del gruppo “B”. Il giudice ha quindi differenziato i provvedimenti in base alle diverse posizioni degli indagati emerse nel corso delle indagini. Cadute, infine, le prescrizioni per i dieci minori per i quali in un primo momento era stata disposta la permanenza in casa. 

Sarà quindi il volontariato lo strumento deciso dal tribunale per recuperare quei 13 minori, tutti figli della “Salerno bene” e privi di legame con la criminalità organizzata, saliti alla ribalta della cronaca lo scorso novembre quando scattarono le misure cautelari (dieci domiciliari e sei prescrizioni) firmate dal gip del tribunale per i minorenni Giuseppina Alfinito. Nelle parrocchie del territorio individuate dai servizi sociali i giovani dovranno darsi da fare, in qualità di volontari, aiutando nello studio i ragazzi che vivono delle difficoltà e dovranno inoltre conseguire ottimi risultati nelle materie scolastiche.

Ed è proprio la scuola l’elemento valorizzato dalla Procura nel percorso di recupero, quella scuola «troppo a lungo scoraggiata – cosi come scritto dal Gip nell’ordinanza cautelare – nella sua essenziale ed illuminante funzione di istruire i ragazzi». 


I fatti, oggetto del procedimento, si riferiscono alla notte tra il 9 e il 10 luglio scorso. A scatenare la rissa fu un episodio banale: il rimprovero – per essersi seduto sullo scooter di un altro ragazzo – indirizzato al fratello minore di quello che gli inquirenti identificano come il capo branco. Bastò questo a dare il via al raid nei confronti di chi aveva “osato” offendere il fratello del «capo». L’“arruolamento” per la spedizione punitiva è stato ricostruito attraverso le chat estrapolate dai cellulari dei giovani identificati nell’immediatezza dei fatti. Le conversazioni mostrano che dietro il capo branco si sono mossi ben dodici ragazzi che – scrisse il gip nell’ordinanza cautelare di novembre – hanno «goduto della scazzottata liberatoria avendo gioco facile e fiondandosi in tredici su uno sparuto gruppo di quattro persone».

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Dall’analisi delle chat emerse un altro elemento inquietante: il senso di impunità dei minorenni – tutti figli di professori universitari, professionisti e commercianti – convinti di farla franca proprio perché «figli di persone importanti» e sicuri di non finire nelle maglie della giustizia. Nelle carte, finite sul tavolo della Procura, sono ricostruite le singole fasi della rissa scatenata dal capo branco per “lavare” l’offesa subìta dal fratello più piccolo. Dalle parole si passò subito ai fatti e, in pochi minuti, a sostegno del “capo” arrivarono gli altri giovanissimi che non esitarono a colpire in dieci uno dei ragazzini dell’altro gruppo colpendolo alle spalle. Diverse le condotte delinquenziali emerse nel corso dell’inchiesta: il gip differenzia i ragazzi del gruppo “A” le cui condotte appaiono più allarmanti, da quelli del gruppo “B”, che avrebbero dimostrato una valenza delinquenziale più contenuta ed impattante sul tessuto sociale. Entrambi i due gruppi, però, erano ben consapevoli di quello che sarebbe accaduto: i ragazzi del gruppo B hanno cercato di reagire a loro volta con l’offesa e, anche se timorosi, non hanno desistito dai propositi criminosi.

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