Rissa nella Notte Bianca, i ragazzi pronti a riparare

Riconosciuto l’errore durante l'interrogatorio del giudice, convocati anche gli altri ragazzini

Un'aggressione
Un'aggressione
di Angela Trocini
Mercoledì 23 Novembre 2022, 06:55 - Ultimo agg. 11:43
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Hanno riconosciuto l’errore rendendosi conto che bisogna evitare di mettersi in tali condizioni. I primi sei (dei sedici) minori, raggiunti la settimana scorsa da misure cautelari per la rissa avvenuta a luglio scorso a Torrione, sono stati interrogati dal gip Giuseppina Alfinito del Tribunale per i Minorenni di Salerno (alla presenza del procuratore Patrizia Imperato) ed hanno risposto tutti dando, ognuno, proprie specificazioni: da chi, ritenendo chiusa la parentesi, è «pronto a riprendere il suo naturale percorso di persona perbene e di studente modello per un pieno riscatto personale e sociale» a chi ha affermato che «si è trattato di un fatto assolutamente occasionale, privo di oggetti atti ad offendere e senza lasciare astio tra i contendenti». 

Nei prossimi giorni saranno sentiti anche gli altri minori coinvolti nella rissa.

Al termine degli interrogatori, i difensori decideranno se fare istanza di riesame (alcuni sembra l’abbiano già presentata) e c’è anche chi ha chiesto al gip l’autorizzazione per una serie di attività pomeridiane che i ragazzi già svolgevano come l’attività sportiva (in alcuni casi era già stata concessa proprio per un percorso rieducativo) o la frequentazione di corsi in altre discipline (nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Cecchino Cacciatore, Agostino De Caro, Francesco Rizzo, Agostino Bellucci, Marcello Giani, Agostino Allegro, Giuseppe Pepe, Michele Tedesco). 

A scatenare la violenta rissa fu la frase «spostati da quel motorino», pronunciata a chi si era seduto su quello scooter (il fratello più piccolo di uno degli indagati) e che rispose in malo modo tanto da essere apostrofato «muccus...non ti picchio perché sei un bambino». Da qui, come ricostruito dagli inquirenti, sarebbe iniziato il tam tam dei messaggi (su WhatsApp e Instagram presi, poi, in esame dalla polizia) fino allo scontro fisico che vide contrapposti due gruppi di giovanissimi: tutti tra i 16 e i 17 anni e composti sia dagli amici del fratello (ritenuto il «capo» del gruppo A) di colui al quale era stato detto di scendere dal motorino (14enne estraneo ai provvedimenti) che dagli amici del proprietario dello scooter (leader del gruppo B).

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Insomma, a parere del gip che ha firmato le misure cautelari , ci si trova difronte ad un gratuito sfogo di energie giovanili non altrimenti orientate, nell’infantile convinzione di diventare «visibili» e «di piacere» con la metodologia di Gomorra, «piuttosto che con gli strumenti messi a loro disposizione dalle famiglie di provenienza di tutti loro» (i genitori sono professionisti, in alcuni casi di ceto sociale molto elevato, che ora si interrogano in cosa abbiano sbagliato). Non è stata tenera il gip per spiegare la necessità di intervenire, anche in modo esemplare, su ciò che è avvenuto in quanto entrambi i gruppi erano «ben consapevoli di ciò che sarebbe accaduto»: i ragazzi del gruppo B «sì hanno abbuscato» (si legge nelle chat), ma «appare pacifico che hanno cercato di reagire, a loro volta, con l’offesa» (dalle chat è emerso come il leader del secondo gruppo fornisce, al capo del primo gruppo, la loro destinazione con indicazioni dettagliate sulla posizione) ed, anche «se timorosi, i componenti del gruppo B non desistono, ben sapendo che il primo non si sarebbe presentato da solo», scrive il gip. Il giudice ha però tracciato una linea di demarcazione tra i comportamenti dei partecipanti alla rissa: i quattro ragazzi del gruppo B, più due del gruppo A (i 6 ai quali sono state date le prescrizioni) avrebbero dimostrato una «valenza delinquenziale più contenuta» rispetto a dieci dei ragazzi del gruppo A».

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