Saldi, partenza anticipata di dieci giorni:
«Tentativo lodevole ma non basterà»

Saldi, partenza anticipata di dieci giorni: «Tentativo lodevole ma non basterà»
di Nico Casale
Mercoledì 22 Luglio 2020, 06:10
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Atteso, ma improvviso l’avvio, ieri, dei saldi in Campania con dieci giorni di anticipo rispetto al previsto. Un momento che, per i rappresentanti della categoria del commercio salernitano, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno, ma che non avrà, di certo, la forza per risollevare il settore dopo l’emergenza sanitaria. A pagare il prezzo più alto della crisi, secondo l’osservatorio di Confesercenti Campania, è il settore moda che perde, nel primo semestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, circa cinque miliardi di euro in regione e 1,5 miliardi nel Salernitano.

Per il presidente di Confesercenti provinciale di Salerno, Raffaele Esposito, l’anticipazione delle vendite di fine stagione «è l’ennesimo tentativo istituzionale lodevole di far ripartire i consumi». Ma, non basterà. Perché «il livello di potenziale povertà delle nostre imprese – osserva - continua a crescere. I consumi ripartiranno quando ci sarà la vera fiducia che è necessaria, in questo momento, a supporto di imprese e famiglie». Perciò, guarda con speranza all’accordo europeo e alle misure della Regione perché arrivi «la liquidità giusta alle micro-imprese». «Se c’è moneta in tasca, riprende l’economia», sottolinea. Intanto, i saldi rappresentano «un’occasione importante per i consumatori che, tuttavia, devono poter avere delle aspettative in un momento di forti problematiche, sanitarie ed economiche. Vanno bene, ma potranno fare ben poco per risollevare il settore».

Il responsabile commercio e servizi della Claai Salerno, Sabatino Senatore, invece, parla di un avvio «non buono» in quanto «l’allarmismo per nuovi possibili focolai sta dando preoccupazioni». Così, mentre «si sta riprendendo un po’ il turismo, il commercio resta a terra», dice evidenziando che «abbiamo bisogno di regole certe e di cambiare». E lancia la sua idea: «È inutile aprire alle cinque del pomeriggio, si potrebbe stare aperti dalle 18 alle 22 ad esempio, per cambiare un po’ la mentalità sia da parte dell’Amministrazione che ci deve stare vicina, sia da parte di noi commercianti perché è assurdo, oggi, osservare orari legati a vent’anni fa. Ci dobbiamo mettere al passo».
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