Hanno chiuso le proprie attività, non possono più contare su un reddito fisso e non riescono nemmeno a pagare il fitto e le bollette. Sono i nuovi poveri, figli dell’emergenza sanitaria che, trasformatasi in piaga economica, ha spalancato la porta agli usurai. A lanciare ancora una volta l’allarme è Annamaria Bruzzese, coordinatrice della sezione di Salerno della Fondazione Moscati – il centro che dagli anni ’90 è al fianco delle vittime del racket attraverso il “Fondo di garanzia antiusura”. «Se fino a poco tempo fa, la maggior parte delle segnalazioni giungevano dall’Agro nocerino sarnese – spiega la dottoressa Bruzzese che con una decina di volontari opera presso lo sportello di via Bastioni a cui si rivolgono le vittime di indebitamenti illegali – ora l’emergenza si vive maggiormente a Salerno città dove il prezzo più alto è stato pagato dai commercianti, molti dei quali sono stati costretti a chiudere la propria attività dopo essersi indebitati».
Emblematico è il caso di un parrucchiere che, a causa delle continue e ripetute chiusure imposte dalla pandemia, non è più riuscito a far quadrare i conti ed è finito sul lastrico. «L’emergenza sanitaria – prosegue Annamaria Bruzzese – ha messo in ginocchio interi settori facendo aumentare il tasso di disoccupazione: ormai raccogliamo ogni giorno richieste di aiuto da parte di famiglie che sono costrette ad indebitarsi anche per acquistare generi alimentari».
Se quindi le zone più colpite dall’emergenza fino a poco tempo fa erano le aree a nord e a sud della provincia, ultimamente, a causa della gravissima crisi economica creata dalla pandemia – spiega la dottoressa Bruzzese - «il fenomeno è aumentato anche a Salerno città dove si assiste a un debito sempre più forte non solo per commercianti e titolari di piccole imprese che appaiono sempre più esposti a fenomeni criminali». Sono un centinaio le pratiche ascoltate dai volontari ogni anno e circa un terzo delle persone che si rivolgono alla fondazione, che da poco ha celebrato la nomina del nuovo presidente Umberto Scarano, ha risolto i propri problemi. La percentuale tra l’importo richiesto e quello erogato è inferiore perché spesso le richieste sono superiori a 30mila euro, cifra che per statuto non rientra nei canoni della Fondazione. I volontari infine seguono anche le pratiche che sono presentate in Prefettura per il successivo invio al Commissario antiusura.