Salerno, quattro studenti su 10 hanno serie difficoltà di apprendimento

Il report Openpolis e l'impresa sociale Con i bambini hanno stilato un report sulle difficoltà di apprendimento: il divario tra Nord e Sud

Il report sugli studenti
Il report sugli studenti
di Alessandro Mazzaro
Sabato 10 Giugno 2023, 06:20 - Ultimo agg. 10:09
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In provincia di Salerno quattro studenti di quinto superiore su dieci si collocano nel livello più basso di apprendimento dell’italiano. È quanto emerge dal report di Openpolis realizzato in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini e focalizzato sulla capacità del sistema educativo di preparare ragazze e ragazzi.

Uno studio condotto attraverso i dati delle prove Invalsi delle quinte dello scorso anno (i dati 2023 non sono ancora stati resi noti), in cui si confermano ancora troppe disparità fra nord e sud.

In attesa dei dati 2023 sono i numeri del dossier 2022, disponibile per i Comuni in cui sono presenti almeno due plessi o istituti, a fornire il quadro di massima della situazione dei 17.326 studenti che dovranno affrontare l’esame di maturità la prossima settimana.

L’area salernitana, in questo senso, purtroppo si pone pienamente nella media del Meridione d’Italia, che vede la Campania al primo posto fra le Regioni con la percentuale più alta di studenti collocati nelle fascia più bassa di apprendimento (livello 1): il 38,4%. In Provincia di Salerno la percentuale degli alunni che sono inseriti in tale fascia nelle prove di Italiano sale al 42,42%. A primeggiare nella classifica dei peggiori San Marzano Sul Sarno, che registra l’89,56% degli studenti al «livello 1», collocandosi al terzo posto di questa spiacevole classifica regionale. A seguire Castellabate (81,82%, sesto su base regionale), Sant’Egidio del Monte Albino (67,97%, undicesimo su base regionale), Pagani (62,47%), Maiori (58,62%), Scafati (57,63%), Sant’Arsenio (56,88%), Baronissi (56,18%), Petina (53,73%), Siano (53,57%), Contursi Terme (52,6%) e Sarno (51,73%). Sotto quota 50 Comuni come Nocera Inferiore (43,58%), Montecorvino Rovella (36,44%), Battipaglia (33,94%), Angri (33,07%), Eboli (31,02%) e Pontecagnano Faiano (30%).

A Salerno la percentuale di alunni nella fascia più bassa di apprendimento è del 27,63%. Non vanno meglio le cose se si leggono i dati degli studenti al «livello 2», compreso sempre nell’ambito dell’insufficienza. A primeggiare qui sono Sassano col 51,1% (ed il 42,22% a livello 1), Campagna col 44,44% (24,44% a livello 1) e Corbara col 38,92% (34,05% a livello 1). Il «livello 3», pari ad una preparazione adeguata, vede primeggiare Pontecagnano Faiano con il 35%, seguito a ruota da Mercato San Severino col 34,22%. Sopra quota 30 solo altri due Comuni: Teggiano (30,64) e Vallo della Lucania (30,02%). Salerno, invece, si ferma al 26,59%. Peggio del Capoluogo fanno Cava de’ Tirreni col 23,53%, Battipaglia col 23,38% e ed Eboli col 22,71%. Poche le consolazioni se si analizzano le percentuali degli studenti che hanno raggiunto i risultati più alti, «livello 4» (buono) e «livello 5» (molto buono).

Al primo posto dei «livello 4» si collocano gli alunni di Mercato San Severino (20,32%), seguiti da Teggiano (16,18%), Vallo Della Lucania (14,77%), Salerno (14,67%), Roccadaspide (14,43%), Amalfi (14,29%, quinto su base regionale) e Agropoli (14,12%). Nella classifica del «livello 5» a primeggiare è Amalfi con il 9,52%. A seguire Salerno (6,04%, decimo su base regionale), Sala Consilina (6%), Cava de’ Tirreni (4,63%) ed Eboli (4,16%). Quattro i Comuni che registrano un doppio zero nei due livelli migliori di apprendimento: Sant’Arsenio, Siano, Sassano e Castellabate. Un quartetto nel quale per pochissimo non entra anche San Marzano Sul Sarno, salvato dallo 0,27% del «livello 4». «I problemi nella comprensione del testo – fa notare il rapporto Invalsi - paiono venire da lontano. Infatti, a livello nazionale, già nel 2019 solo il 64% degli allievi che terminavano il secondo ciclo d’istruzione raggiungeva risultati almeno adeguati (dal livello 3 in su). Purtroppo, in seguito alla pandemia tale quota si è ulteriormente ridotta, passando al 52% e al momento non si osserva ancora l’inversione di tendenza auspicata».

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