Salerno, l'algerino arrestato arrivato in Italia da due mesi con la moglie incinta. Ma ha commesso un errore

Salerno, l'algerino arrestato arrivato in Italia da due mesi con la moglie incinta. Ma ha commesso un errore
di Alessio Fanuzzi
Martedì 29 Marzo 2016, 08:16 - Ultimo agg. 08:48
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Davanti al presidente della sezione penale della Corte di Appello di Salerno Claudio Tringali, Djamal Eddine Ouali ha fatto scena muta. Niente, non una parola. È stato l'avvocato Gerardo Cembalo a spiegare che il suo assistito aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. L'udienza è durata pochi minuti, il tempo di convalidare il fermo e fissare per venerdì una nuova udienza in Corte d'Appello per l'estradizione in Belgio. Subito dopo, Ouali è stato accompagnato al carcere di Fuorni, periferia orientale di Salerno. A chi lo ha avvicinato, ha professato la sua innocenza: «Non sono un terrorista, non so nulla di terrorismo e neppure di documenti falsi».

La questura di Salerno, però, esclude che possa trattarsi di un furto d'identità. Il suo nome è stato annotato dalle autorità belghe all'esito di perquisizioni effettuate nell'ottobre 2015 in un covo di falsari a Saint-Gilles, un sobborgo di Bruxelles, dove erano state sequestrate centinaia e centinaia di immagini digitalizzate riferibili a falsi documenti d'identità. Tra queste, quelle di Salah Abdeslam, Mohamed Belkaid e Naijm Laachraoui, tra gli autori degli attentati di Parigi. Appena è emerso un possibile collegamento con le indagini condotte a Bruxelles, la questura di Salerno ha inviato la foto dell'uomo ricevendo dopo pochi giorni la conferma che si trattava proprio di uno dei ricercati.

Ouali è stato fermato dagli agenti della Digos sabato pomeriggio, in via Roma, alla fermata dell'autobus davanti alla chiesa del Sacro Cuore, nel centro di Bellizzi. È stato proprio il vicequestore Luigi Amato ad ammanettarlo. Subito dopo, sono intervenuti gli agenti del Servizio Centrale Antiterrorismo, inviati da Roma a protezione dell'intervento. Completata la prima fase, in attesa dell'estradizione, le indagini della questura di Salerno continuano. Ieri pomeriggio s'è tenuto un lunghissimo vertice operativo tra il questore Alfredo Anzalone e lo stesso Amato. 

Secondo quanto si apprende, il 40enne di Obejaia sarebbe entrato in Italia ai primi di gennaio, a bordo di un'automobile e in compagnia della moglie incinta. Sarebbe passato dal Brennero. Non aveva documenti comunitari ed era in possesso solo di un attestato di identità rilasciato dall'ambasciata algerina. Quando ha presentato la domanda di permesso di soggiorno temporaneo, ha compilato la richiesta con il nome per cui era ricercato in Belgio. Un'ingenuità clamorosa per un uomo in fuga dall'accusa di essere un fiancheggiatore dei terroristi. Per questo, il questore di Salerno non esclude che Ouali addirittura ignorasse di essere ricercato. «Ma all'ufficio immigrazione è arrivato con una fotocopia, senza passaporto - sottolinea Anzalone - Se l'operatore non si fosse insospettito non lo avremmo mai catturato».

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