Salerno, dieci arresti per racket e armi:
l'ombra lunga del clan Mazzarella

Salerno, dieci arresti per racket e armi: l'ombra lunga del clan Mazzarella
Venerdì 1 Ottobre 2021, 08:22 - Ultimo agg. 20:34
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L'esplosione di una bomba carta e il riciclaggio di 25mila euro, poi sfociato in un'estorsione, con violenze fisiche e vessazioni psicologiche ai danni di una negoziante e l'interessamento del clan Mazzarella di Napoli: sono gli episodi che stanno alla base di due differenti indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno sfociate oggi in dieci arresti notificati agli indagati dai carabinieri della sezione Operativa del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore. La prima è iniziata a gennaio 2020, l'altra ad agosto dello stesso anno. Gli accertamenti, seppur distinti, hanno interessato persone che hanno attinenza al contesto della criminalità organizzata di Nocera e, in particolare, con il clan facente capo a Michele Cuomo. I reati contestati dalla Procura, tutti aggravati dalle finalità mafiose, sono, a vario titolo, estorsione, danneggiamento, detenzione e porto abusivo di materiale esplodente, riciclaggio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato e lesioni personali.

La prima indagine è scaturita dall'esplosione di una bomba carta avvenuta la notte 21 gennaio 2020 che ha danneggiato gravemente il Teca Bar di in via Matteotti a Nocera Inferiore.

L'attentato dinamitardo, secondo l'accusa, rientra in un disegno estorsivo finalizzato ad impedire alla stessa società di aprire un ulteriore punto vendita in corso Vittorio Emanuele. L'intimidazione, attuata con la regia di Cuomo, aveva lo scopo di preservare dalla concorrenza un altro esercizio commerciale, anch'esso ubicato in corso Vittorio Emanuele, luogo di ritrovo abituale dei componenti del gruppo Cuomo e il cui titolare è risultato in contatto con il vertice del sodalizio. L'atteggiamento degli indagati (risultano colpiti dalla misura 3 persone, mentre un quarto è deceduto per complicanze da Covid), alla fine, è servita per giungere all'obiettivo: i soci, alla luce delle minacce subite, hanno rinunciato a realizzare il secondo punto vendita. Dopo qualche mese, inoltre, due dei tre componenti hanno abbandonato la società.

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La seconda indagine, invece, è legata ad un'operazione di riciclaggio di liquidità per un ammontare pari a 25mila euro che, a causa dell'improvvisa e inattesa impossibilità di riappropriarsi del valore, è sfociata in dinamiche estorsive caratterizzate da atti di violenza fisica e vessazioni psicologiche. La vicenda è emersa nell'agosto 2020 quando la titolare di una rivendita di abbigliamento da cerimonia di Cava de' Tirreni, per il tramite di una sua conoscente, è stata coinvolta da un gruppo di persone tra i quali Leontino Cioffi (personaggio in rapporti con il gruppo Cuomo) a convogliare mediante bonifico su un conto corrente estero riconducibile a Cioffi, dietro promessa di un compenso pari al 15% della somma, liquidità cedutale attraverso pagamenti a mezzo Pos con carte di credito Superflash. L'entità delle transazioni, però, ha spinto l'istituto bancario a bloccare l'accredito. Il congelamento della somma ha determinato una crescente fibrillazione del gruppo, i cui membri hanno esercitato vessazioni e minacce all'incolumità della donna e all'integrità della sua attività commerciale. In particolare gli indagati avrebbero prospettato gravi ripercussioni fisiche (in un caso effettivamente manifestatesi con percosse e lesioni personali), sia la distruzione del negozio. Il tutto rafforzato dall'interessamento all'operazione da parte del clan Mazzarella di Napoli. Gli approfondimenti investigativi effettuati hanno consentito di accertare che l'organizzatore dell'operazione era Simone Iacopino, detenuto, che agiva dal carcere tramite Giovanni Ascione da Portici (ambedue destinatari dall'odierno provvedimento cautelare) e che l'estrazione criminale dei due è caratterizzata da concreti e documentali collegamenti con il contesto relazione e associativo del clan Mazzarella.

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