Salerno, la prefettura e l'Asl celebrano la Giornata della sicurezza sanitaria

Sicurezza e servizi sanitari, la provincia di Salerno celebra la giornata della sicurezza sanitaria

Servizi di controllo della polizia per garantire la sicurezza in ospedale
Servizi di controllo della polizia per garantire la sicurezza in ospedale
di Petronilla Carillo
Sabato 11 Marzo 2023, 11:11
5 Minuti di Lettura

Sensibilizzare la cittadinanza per garantire i servizi e la sicurezza nelle strutture sanitarie. È questi il leit motiv della seconda Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari che sarà celebrata domani. 

Dopo la decisione di implementare il numero di agenti della polizia di Stato nei drappelli esistenti (quello dell'azienda ospedaliera Ruggi di Salerno e dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore) , di realizzarne altri a Cava de' Tirreni, Sarno e Battipaglia; di aumentare le presenze di vigilanti privati e installare telecamere nelle strutture sanitarie, il prefetto Francesco Russo e i massimi esponenti del servizio sanitario nazionale, fanno il punto della sicutazione sicurezza. 

L’Asl di Salerno – presente da Scafati a Sapri, in una delle province più estese d’Italia, con 8 presidi ospedalieri dotati di Pronto Soccorso attivo - tra personale medico e sanitario conta circa 4.000 unità. Per garantire il servizio in sicurezza, di recente sono state adottate  importanti delibere - “Costituzione del Comitato per la Sicurezza Aziendale dell’Asl Salerni”; “Adozione della Procedura Aziendale di Sicurezza sulla Prevenzione degli Atti di Violenza nei Luoghi di Lavoro ”; “Approvazione dell'Accordo di Collaborazione tra l'Asl e l'Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Salerno nella prevenzione delle aggressioni contro il personale sanitario” - ma, proprio in questi giorni, è partita anche una richiesta di finanziamento, nell’ambito dei fondi europei, di progetto finalizzato all’acquisto di un sistema di bodycam da dare in dotazione al personale dei Servizi Penitenziari e servizi relativi all’area dell’Emergenza -118.

In proposito, il direttore generale, Gennaro Sosto, evidenzia che l’Asl  «agisce da sempre nella consapevolezza che gli episodi di violenza, sempre più gravi e frequenti a danno del personale sanitario, non possono in alcun modo essere ricondotti a semplici episodi oppure a incidenti di percorso, ma sono il riflesso di un malessere sociale profondo e diffuso.

Altrettanto chiara è la consapevolezza che questo fenomeno debba essere affrontato in modo sistematico, all’interno dei luoghi di lavoro, coinvolgendo dirigenti, soggetti preposti alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, professionisti e lavoratori».

Anche l'azienda sopedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Scuola Medica Salernitana – che conta quattrol presidi ospedalieri dotati di Pronto Soccorso, da Salerno ad Amalfi, e circa 4.000 unità tra medici e sanitari – ha fatto rientrare tra i suoi principali obiettivi il contrasto ai fenomeni di aggressione e violenza nei confronti del personale.

Secondo il direttore generale, Vincenzo D’Amato: «occorre incentivare la formazione e sensibilizzare la cittadinanza, a partire dai giovani, facendo capire che perpetrare aggressioni e atti violenti contro operatori sanitari non solo è grave, inconcepibile e da condannare, ma ci pone davanti a un paradosso perché si pratica violenza contro coloro che sono i responsabili della nostra salute. Aggredire, anche solo intimidire, i sanitari significa avere meno assistenza perché si va a incidere anche sull'aspetto psicologico degli operatori, vuol dire determinare una difficoltà anche per gli altri pazienti, ma soprattutto vuol dire far venire meno quel tessuto sociale che è alla base di ogni consesso civile. Il nostro principale e comune obiettivo deve essere quello di educare alla prevenzione e alla gestione degli episodi di violenza».

Il “Ruggi”, inoltre, ha delineato un percorso organizzativo incentrato sulla formazione del personalecome spiega il direttore sanitario, Emilia Anna Vozzella: «la formazione deve mirare a far sì che tutto il personale conosca i rischi potenziali per la sicurezza e le procedure da seguire in caso di episodi di violenza. La formazione del nostro personale ha l’obiettivo anche di favorire il senso di fiducia degli operatori nell’affrontare situazioni ad alta partecipazione emotiva e diffondere a tutto il personale la conoscenza dei rischi potenziali e delle tecniche da seguire per proteggere sé stessi ed i colleghi da atti di violenza».

Sul tema interviene anche Domenico Della Porta – componente dell’”Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie”, istituito presso il Ministero della Salute proprio con il compito di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni del personale sanitario – ricordando quanto già fatto nell’ultimo anno per rafforzare le misure di vigilanza nei presidi di emergenza territoriale che svolgono anche servizio notturno e installare le telecamere nei punti sensibili.

Secondo Della Porta in questa fase è necessario «promuovere campagne di sensibilizzazione, intervenire sui sistemi di comunicazione, attese e aggiornamento dei parenti dei ricoverati e prendere in carico gli operatori vittime sia di aggressioni fiche sia di aggressioni verbali per avviarli ad un percorso di recupero. Occorre perciò rivedere le misure di accoglienza, tecnologiche ed organizzative delle strutture sanitarie nonché indirizzare i fondi del PNRR anche in questa direzione».

Il prefetto di Salerno, Francesco Russo, nel sottolineare che in questa provincia, nonostante la sua ampiezza, il fenomeno presenta un quadro meno critico rispetto ad altre realtà, coglie al contempo la preoccupazione di medici, operatori sanitari e cittadini per il crescente numero di aggressioni, sia fisiche che verbali, che si registrano su scala nazionale. «Questi episodi creano spesso anche gravi ripercussioni sullo stato di salute degli operatori sanitari, sia di natura infortunistica che psicologica, per questo è di fondamentale importanza intensificare una politica di sicurezza volta alla prevenzione, attività necessaria per valutare e gestire le situazioni più a rischio.L’individuazione di una strategia mirata ed efficace, che consenta di creare un modello organizzativo riproducibile su scala provinciale, è la strada maestra per affrontare in maniera congiunta il gravissimo fenomeno delle aggressioni ai sanitari, che ha diretti riflessi non solo per quanto riguarda la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza di chi opera troppo spesso in condizioni già di per sé difficili, ma anche sotto il profilo della tutela della salute dei pazienti che necessitano di interventi immediati che vengono messi a repentaglio dal verificarsi di episodi di violenza».

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA