«Salerno Classica», domenica 24 luglio
il concerto in onore di Pier Paolo Pasolini

«Salerno Classica», domenica 24 luglio il concerto in onore di Pier Paolo Pasolini
Sabato 23 Luglio 2022, 19:46 - Ultimo agg. 4 Agosto, 11:46
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Quinto appuntamento nell’atrio del Duomo di Salerno Domenica 24 luglio, alle ore 21, per l’Estate di questa seconda edizione di Salerno Classica, progetto ideato dalla Associazione Gestione Musica, che ha visto l’associazione concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo. La direzione dell’Associazione, Francesco D’Arcangelo, Fabio Marone e Gigi Lamberti ha inteso inserire in cartellone un omaggio a Pier Paolo Pasolini, nell’anno celebrativo del centenario della sua nascita, affidando il tributo a Francesco Galizia, fisarmonica e sax soprano, Pietro Verna, voce e chitarra al Quartetto d’archi Cecile, con Antonio Palazzo al pianoforte, il quale ha curato anche gli arrangiamenti e Gabriele Zanini, in veste di narratore. «Per questo io mi sento ancora fortemente commuovere dalla sua immagine che suona Bach; lei ha costruito un edificio solidissimo nella mia vita». 

Così scriveva Pier Paolo Pasolini, nel 1946, a Pina Kalc, colei che lo avvicinò, ancora ragazzo, alla musica ed al violino. Pasolini, che considerava la musica come l’unica azione espressiva alta e indefinibile, amava la musica colta, ma al contempo non poteva non allontanarsi dalla passione per la canzone popolare e per quelle che lui stesso definì “canzonette”, la musica leggera. «Tornare al Friuli degli anni Quaranta - scrive Claudia Calabrese nel libro “Pasolini e la musica, la musica e Pasolini.

Correspondances” - ci permette di scoprire alcune interessanti applicazioni o enunciazioni di un pensiero musicale che riconosce a musica e suoni, annidati nella parola o di per sé, o accostati ad altri codici, la capacità di oltrepassare i confini visibili del reale, evocarne il mistero e condurre l’espressione a un livello tanto complesso e profondo da fargli dire vent’anni dopo nell’autobiografia in versi del 1966-67, intitolata «Poeta delle Ceneri»: […] vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e lì comporre musica l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà. «Prima il silenzio, poi il suono o la parola» scrive Pasolini nel saggio “Studi sullo Stile di Bach”. Come il suono della musica, anche il suono della parola poetica scaturisce dal silenzio, scava nel caos primordiale e approda alla matrice profonda del reale. Da lì quei suoni devono essere recuperati, dalle viscere della natura, anche della natura umana, se si vuol far risuonare quell’«infinità che [è] in noi e in tutte le cose terrene».

La sua inesauribile curiosità e straordinaria conoscenza lo porterà a comporre, in questo ramo, piccoli capolavori, determinante è l’amicizia con Laura Betti, per la quale Pasolini scrive quattro canzoni in romanesco, «Valzer della toppa», «Macrì Teresa» detta «Pazzia», «Cocco di mamma» e «Cristo al Mandrione», le prime tre musicate da Piero Umiliani e la quarta da Piero Piccioni, figlie dello studio sul dialetto durante la stesura di Ragazzi di vita e di Una vita violenta. Da ricordare è anche l'influsso potente che la scrittura pasoliniana in romanesco avrà sulla successiva generazione di cantautori, da Franco Califano alla «Lella» di Edoardo De Angelis, a Francesco De Gregori e Antonello Venditti, oltre, ovviamente, all'indimenticabile Gabriella Ferri. L’interesse di Pasolini per il cinema lo spinge a sperimentare nella regia e nella sceneggiatura fin da Accattone, del 1961, per la colonna sonora del quale compie scelte di grande impatto, come nella scena della rissa, accompagnata e sacralizzata dalla Passione Secondo Matteo di Bach, seguito da Mamma Roma, che alterna brani di Vivaldi a canzoni come Violino Tzigano o un originale Cha Cha Cha di Carlo Rustichelli, accostandovi gli stornelli romani, cantati dalla voce autenticamente popolare di Anna Magnani.

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