Salerno, tovaglie nere e lumini:
in piazza la «cena» dei ristoratori

Salerno, tovaglie nere e lumini: in piazza la «cena» dei ristoratori
di Barbara Cangiano
Sabato 31 Ottobre 2020, 08:27 - Ultimo agg. 19:51
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Ballerine (pochissime) in tutù, striscioni e tovaglie nere, in segno di lutto, con un banchetto presto interrotto dalla polizia. Quella di ieri è stata una giornata di proteste a Salerno, dove, nella maggior parte dei casi, è sembrata più massiccia la presenza delle forze dell'ordine rispetto a quella dei manifestanti. Alle 10.30, in contemporanea, una decina di esponenti della Rete disoccupati e lavoratori precari di Salerno ha organizzato un picchetto all'ingresso dei portici di Palazzo di Città, mentre quattro titolari di scuole di danza hanno deciso di aderire, unici a Salerno, alla manifestazione nazionale dei lavoratori dello spettacolo. I primi hanno chiesto lo stop alle chiusure dei reparti ospedalieri e l'assunzione immediata di medici e infermieri. I ballerini, invece, hanno preteso di non finire nel calderone delle palestre e di ricevere i ristori conseguenti alle chiusure.

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Il flash mob ha visto protagonisti la New Space of Dance di Francesco Boccia, La mia danza di Fiorella Iaccio, Marina Magurno del centro accademico danza di Baronissi e Il balletto di Federica Ferri. Saltata l'iniziativa programmata da Claudio Tortora nell'atrio del teatro delle Arti, il perimetro del Massimo cittadino è rimasto desolatamente vuoto, «a dispetto di polemiche e lamentele che pure si sono sprecate in questi giorni denuncia Boccia Fa specie che intere compagnie abbiano scelto di disertare un appuntamento nazionale». Sempre in mattinata il prefetto ha incontrato i rappresentanti di Confesercenti e Anva, che hanno sottolineato la necessità di avere la sospensione dei pagamenti relativi ai fitti, la moratoria dei tributi, l'erogazione di interventi a fondo perduto nella misura del 30% del fatturato dell'anno precedente, l'attivazione di linee di credito garantite da Medio Credito Centrale e l'immediato pagamento della cassa integrazione in deroga per i dipendenti. Alle 17, piazza Amendola è stata invece pacificamente occupata da un gruppo di delegazioni studentesche, attivisti e movimenti, uniti nel richiedere reddito universale per le categorie a rischio, il ripristino della didattica in presenza, il potenziamento del sistema di trasporto pubblico, la riapertura di cinema, teatri e centri culturali e il potenziamento di una rete sanitaria «ormai distrutta». Su quest'ultimo punto è intervenuta Margaret Cittadino, storica sindacalista della Cgil, che ha puntato il dito contro i ritardi ormai non più tollerabili nei referti per i tamponi.

Al grido di «La Campania ha fallito, De Luca ha fallito», i manifestanti hanno attaccato i propri striscioni all'ingresso dell'Augusteo. 

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E con lo slogan «Non pagheremo noi la crisi», il testimone è passato ai ristoratori che aderiscono all'Acs, associazione commercianti per Salerno, a cui è stata espressa piena solidarietà, pur dissociandosi dalla scelta di organizzare la «Cena della libertà». Il progetto iniziale prevedeva di portare in piazza decine di tavoli da quattro, dove poter esporre le ragioni di una protesta che dura da giorni. La Prefettura però ha imposto uno stop e così baristi, pizzaioli e dipendenti hanno optato per tovaglie nere con lumini in segno di lutto, ma disposte sulla pavimentazione e un unico banchetto dal quale distribuire pizze e bottiglie d'acqua. «Stasera i commercianti offrono da mangiare a chi ne ha bisogno», ha urlato dal megafono Emilio Manzi del Duca, raccogliendo l'assenso di tanti abitanti del rione Fornelle. «Che fine hanno fatto i soldi stanziati per la sanità campana?», si è chiesto Mauro Avallone. Tra chi sosteneva il diritto a lavorare a pieno regime e chi invece invocava una chiusura immediata di tutte le attività, ma con conseguente blocco di ogni forma di tassazione, più di dieci agenti si sono schierati davanti al banchetto per impedire che venissero somministrati cibi e bevande. Lo impone l'ultimo Dpcm del governo Conte. Seguiranno pochi minuti di tensione, con qualche esercente che, esasperato, ha chiesto aiuto per la propria famiglia e i propri dipendenti. Non scoppieranno risse. Il vice questore, ancora una volta, dimostra sangue freddo e seda gli animi. Anzi. La polizia lascerà la piazza tra gli applausi e la rabbia di pancia di chi urla «siamo nel feudo di De Luca».
 

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